A due giornate dalla fine della stagione, è tempo di fare bilanci per il Varese e per i suoi tifosi. È tempo di pensare al Varese che verrà. Il vicepresidente Piero Galparoli è l’uomo giusto per questo “ingrato” compito: rispondere alle nostre domande
Ma cosa posso dirvi? Sicuramente questo primo anno del Varese ha un bilancio positivo. Sia dal punto di vista societario, che da quello di prestigio per la città.
Indipendentemente dal fatto che un varesino possa essere, o meno, tifoso, siamo sicuri di averlo reso orgoglioso. Abbiamo dato lustro alla città.
Beh, personalmente sono rimasto molto soddisfatto di aver ricevuto chiamate da altre società, anche importanti, ex calciatori che sono nel mondo del pallone oggi, per chiederci come abbiamo fatto. E…
E poi, penso la più bella delle soddisfazioni sia stato ricevere la telefonata di un’università di Roma… il Varese non è solo un fenomeno locale, ma nazionale. E dirò di più: siamo diventati un fenomeno di cultura, non solo sportivo.
Il nostro progetto è semplice: vogliamo fare un campionato di alto livello. Non ci interessa di vivacchiare in D: vogliamo vincerla e tornare tra i professionisti.
Attraverso due punti fondamentali: primo, riportare il settore giovanile ad essere all’avanguardia, dobbiamo ricostituirlo e renderlo ancora più centrale nel progetto Varese; secondo, costruire una prima squadra che possa competere ad altissimi livelli in serie D.
No. Il calcio, lo sapete tutti, non è matematica. Non è detto che investendo tanto i risultati arrivino per forza di conseguenza. E, soprattutto, non è facile ricreare l’alchimia di quest’anno tra squadra, dirigenza e tifosi. Ma…
Ma se fossi un tifoso mi incazzerei a morte – passatemi il termine – se l’anno prossimo il Varese non dovesse fare un grande campionato perché in questi momenti la dirigenza si è cullata sugli allori.
Certo. Ed è per questo che siamo già al lavoro, da un bel pezzo, per questa cosa.
Loro, quest’estate, promisero al sindaco Attilio Fontana di aiutare il Varese a diventare grande. E così è stato.
Certo. E, come loro, lo faranno altri sponsor e partner, sempre di quel livello…
Il Varese non è né di Piero Galparoli, né di Gabriele Ciavarrella, né di Enzo Rosa. Se qualcuno volesse rilevare la quote societarie, e desiderasse entrare seriamente, anima e corpo, in questo progetto, noi saremmo disposti e felici di cedere le nostre cariche. Sapete il perché?
Perché per fare un campionato di D da metà classifica bastiamo noi, ma il nostro progetto non è quello. Quindi, fossero nuovi sponsor o quote societarie acquisite da gente seria, è nostra intenzione fare di tutto per realizzarlo.
Domanda lecita, la vostra. Posso rispondervi che fino al termine del campionato i loro ruoli rimarranno quelli. Ma posso dirvi una cosa?
In ogni campionato – professionistico o dilettante che sia – la cosa che più conta è avere le persone giuste al posto giusto.
Per costruire una squadra di D la conoscenza dei giovani è fondamentale, visto che ne costituiranno l’ossatura centrale. Il lavoro che Giorgio Scapini e Alessandro Merlin stanno facendo assieme ritengo sia un valore aggiunto e un bene per il Varese.
Allestire una squadra per vincere il campionato di Serie D. Quello che vorremmo per il Varese è fare un campionato come ha fatto il Piacenza quest’anno.
Per quello c’è Giorgio Scapini. Io posso dirvi che, come società, siamo grati a tutti i giocatori per questa stagione. Ma, assieme alla gratitudine, dobbiamo essere realisti e tenere solo calciatori che possono fare un campionato di altissimo livello in D.
Insomma, non vogliamo giocatori che possano solamente stare in quella categoria ma giocatori che possano spaccarla. Ovviamente saremo grati sempre ai ragazzi che non riconfermeremo perché hanno fatto la storia del Varese con un grande campionato. Ma la gratitudine e le proprie capacità tecniche, purtroppo, non vanno sempre di pari passo.
Chiaramente abbiamo dato un budget che non va sforato. E poi penso che se un giocatore viene a dirmi «voglio 500 euro in più o vado da un altra parte», beh, quel calciatore non può far parte dei nostri. Parliamo di progetto, di valori e di sacrificio: questo è il Varese. Non solo un fatto di soldi.
No. Chiaramente, in questi giorni, Merlin e Scapini sono impegnati ad ascoltare tutti, per capire cosa vogliono fare. Anzi, un nome c’è: è quello di Aldo Cunati. Lui è l’unico con il posto sicuro.
Che il Varese non guarda alle elezioni. Orrigoni è uno sponsor come altri, e lo trattiamo di conseguenza.
Il Varese è della gente, punto. Tutto il resto non conta.