«Dal Campo dei Fiori ci vedo già in Serie B»

Il fioretto - Enzo Rosa al traguardo guarda il Franco Ossola: «Lassù, un pensiero stupendo»

Dalla cima del Sacro Monte, anzi, più in alto ancora: dalla cima del Campo dei Fiori dove alzando un dito in aria puoi arrivare a sfiorare il cielo. Da lì, il Franco Ossola è tutta un’altra cosa. Da lì, la nostra casa, il nostro stadio è ancora ad un passo dallo sfiorare il nostro di cielo: la Serie A. «Guardando lo stadio, dall’osservatorio astronomico, spuntare tra una nuvola e l’altra, sotto di me, è stato strano. Lo vedevo, con la forza dell’immaginazione pieno di gente: come lo è stato quando eravamo in Serie B. E ho avuto un pensiero, un pensiero stupendo. Tra un paio d’anni, mi immagino di essere ancora qui, sulla cima del Campo dei Fiori, di sabato, come oggi, e di vederlo pieno zeppo di gente, di bandiere, di striscioni. Mi immagino di sentire i cori correre veloci e forti fin qui sopra, perché lì sotto si sta giocando una partita importante. Una partita della Serie B: a un passo dalla A», ci dice Enzo Rosa, con ancora il fiatone. Il fondatore ha mantenuto la promessa che fece a inizio stagione proprio a La Provincia: «Se vinciamo l’Eccellenza e andiamo in D, mi faccio a piedi dalla Schiranna al Campo dei Fiori». E così

è stato. Ieri mattina, Enzo, seguito in macchina dal fotografo del Varese Calcio Mimmo Calcagno, ha tenuto fede al fioretto fatto ai tifosi biancorossi. Partito a piedi dalla Schiranna alle 9.05 di mattina, alle 11.40 era già sulla vetta della nostra montagna: quella da cui Peo Maroso soffia il vento che spazza il prato del Franco Ossola durante tutte le partite del Varese; quello stesso vento che spinge la palla in porta quando tutto arriva a un passo dalla morte, dalla fine. Il vento che fa parte del cuore biancorosso: lo spirito che ci fa andare avanti contro tutto e tutti. Lo spirito che ci fa lottare, a testa alta, con le freccette contro i carri armati. «Mi sono allenato quattro mesi per colpa vostra – dice Enzo Rosa, ridendo – Pensavo vi dimenticaste di questa promessa, ma siete stati sempre lì a ricordarmela. E ora, a 1.200 metri di quota, tutto mi appare più chiaro, perché tutto è offuscato dalla mancanza di ossigeno; e allora non è solo la testa a parlare, ma è anche il cuore. Il nostro Varese ha un solo destino: la Serie B. E il vento, un giorno o l’altro, ci spingerà di nuovo lì, in quel posto che noi chiamiamo casa».