Francesco Vescovi è tornato a Varese. Come annunciato nei giorni scorsi Cecco nella prossima stagione sarà l’allenatore della Robur et Fides Varese in Serie B. Dopo l’esperienza ad Oleggio della stagione scorsa, la carriera di Vescovi sembra essersi spostata sempre più verso la panchina, a discapito della scrivania: a seguito dell’addio burrascoso dalla Pallacanestro Varese del febbraio 2015, ora Cecco torna in città. Una nuova avventura, in un ruolo nuovo, con tante motivazioni. Ne parliamo direttamente con lui.
Sono sicuramente positive, non potrebbe essere altrimenti. Anzitutto mi auguro di poter ricambiare la fiducia che è stata riposta nei miei confronti. Sono poi molto contento di tornare alla Robur, so di ritrovare un ambiente ottimo, in cui si cerca di lavorare molto sui giovani. Credo infatti debba essere questa la nostra priorità. Vedremo di lavorare sodo con questi ragazzi cercando di far capire loro che alla base di qualsiasi tipo di successo ci sono il lavoro e la voglia.
Ho avuto la fortuna di fare tutti i ruoli del mondo della pallacanestro: prima giocatore, poi una breve parentesi da allenatore, poi il dirigente, ora ancora allenatore. Credo che nella vita non si possa mai dare per scontato nulla, soprattutto nel nostro ambiente, e secondo me è una cosa molto positiva. Aver lavorato in molti ruoli diversi ti permette di vedere l’ambiente in tutti i suoi aspetti e, ripeto, penso sia un aspetto positivo, è qualcosa che accresce l’esperienza e che comunque ti porti dietro. Quello che succederà in futuro non lo so.
É stata una parentesi bellissima, ho lavorato in un ottimo ambiente, con una squadra in difficoltà per diversi motivi. Siamo riusciti a cogliere il risultato minimo, quello che si attendevano tutti, senza negare di essere stati un po’ sfortunati. Avevamo una squadra corta ed un paio di infortuni nella parte centrale della stagione ci hanno penalizzato. Non siamo perciò riusciti ad agganciare il treno dei playoff che era possibile, e nemmeno ad evitare i playout, in cui però ci siamo conquistati la posizione ideale, giocandoli con la squadra che sulla carta era la più debole. Quindi bravi anche in quello. Il bilancio però è positivo.
Sinceramente è una cosa che mi ha un po’ sorpreso, anzitutto perché è stata la commissione incaricata nel vagliare i candidati a chiamarmi. Bene, mi hanno sentito una prima volta, comunicandomi poi che ero stato scelto nella rosa dei tre candidati e che sarei dovuto andare in assemblea ad esporre le mie idee. Ho parlato dunque in un’assemblea decimata, tra cui due club che mi avevano già sentito in commissione. Da quel momento, nessuno mi ha ancora detto o fatto sapere qualcosa, motivo per cui rimango veramente un po’ spiazzato e allibito da questo tipo di comportamento, che spiega a chiare lettere la situazione in cui versa il basket di oggi. Quando ero in Pallacanestro Varese di colloqui ne ho fatti anche io, e di solito si dà una risposta a chi viene a chiedere un lavoro, per una forma di rispetto. In questo caso addirittura erano stati loro a chiamare me.
Ho avuto modo di parlarne con Paolo Moretti, anche perché sono stato investito dell’incarico solo mercoledì sera. Ci siamo trovati giovedì, credo che sia una collaborazione positiva, che si cerca ormai da tantissimo tempo. Chiaro che parliamo di due società che hanno mire differenti e lavorano in ambiti differenti; quindi può essere una opportunità positiva a patto che sia equilibrata e che vada ad avvantaggiare entrambe le realtà, non solo una.
Il ritorno di Toto è positivo, interessante, resta da capire quale sarà il suo apporto alla causa e quanto tempo riuscirà a dedicare alla Pallacanestro Varese. Claudio Coldebella è un manager che ha alle spalle alcune esperienze positive ed altre meno, un po’ come tutti. Quando arrivi a Varese sei poi sempre sotto la lente di ingrandimento perché tutti pretendono si faccia chissà cosa però bisogna guardare la realtà e le potenzialità attuali della società. Gli faccio un grande in bocca al lupo.