Il post elezioni infiamma la città

Il commento del nostro Marco Tavazzi

Quando crolla un sistema politico, “ingessato” da oltre vent’anni, il passaggio non è indolore. E oggi si respira un clima al veleno, di attacchi e critiche a chi non ha ancora iniziato a governare, ma ha già dimostrato di mettersi a disposizione dei cittadini. Galimberti ha vinto per una serie di motivi: non ultimo, probabilmente quello più determinante, l’indicazione dell’ex candidato sindaco della Lega Civica Stefano Malerba. Una lettera al veleno circolata in forma anonima in questi giorni, che avremmo anche potuto pubblicare se l’autore avesse avuto il coraggio di firmarsi, pone sotto accusa il nuovo sindaco parlando di un ipotetico accordo con Malerba.

Parentesi: noi giornalisti stiamo venendo attaccati ultimamente da chi ci accusa di faziosità. Premettendo che la faziosità è soggettiva, e il nostro lavoro si basa sempre sulla verifica dei fatti e sull’equità del trattamento delle fonti e dei personaggi pubblici, quello che è fondamentale è che noi giornalisti ci firmiamo. Ci mettiamo la faccia. Chi usa lettere anonime non ci mette la faccia. Punto e a capo. Stiamo anche assistendo a scontri politici, dove esponenti del centrodestra chiamano in causa la gestione della Fondazione Molina,

guidata da Christian Campiotti, che però venne nominato proprio dall’ex sindaco di centrodestra Attilio Fontana. Campiotti, in una comunicazione, ha annunciato di aver dato mandato ad un legale di tutelare l’immagine della Fondazione. Tornando quindi alla questione dell’ipotetico accordo tra Galimberti e Malerba, smentito ufficialmente da entrambi, ci poniamo questa domanda: se invece fosse stato stretto, ci sarebbe qualcosa di strano? La storia politica della prima e della seconda repubblica, a tutte le latitudini della penisola, è piena di accordi. La politica, in un sistema democratico, è un continuo accordo tra diverse visioni. Se Malerba avesse portato i suoi voti a Galimberti, cosa ci sarebbe di strano? Niente. Esattamente come cinque anni fa l’Udc, che aveva candidato a sindaco Morello, portò i propri voti al ballottaggio a Fontana. All’epoca ci fu quasi sicuramente un accordo. Che il centrodestra si rimangiò, adducendo come scusa che l’Udc non avrebbe portato i voti promessi. Una “scusa”, probabilmente, perché se si fossero rispettati quegli accordi, le poltrone nella seconda giunta Fontana non sarebbero bastate a tenere insieme una maggioranza precaria. All’epoca non ci furono “scandali”. Invece, con la vittoria di Galimberti sembra che tutti siano diventati dei “puri idealisti”. Forse perché a Varese qualcuno non si capacita della vittoria del centrosinistra. Ma, come nel caso Brexit, è inutile lamentarsi del risultato delle urne: il voto popolare è stato questo. Mettetevi l’animo in pace.