L’esuberante gioventù di “Aleksa il serbo” sembra compassata a servizio della squadra, quasi avesse avuto delle consegne ben precise da Moretti nell’espletare i suoi compiti in regia. Commette qualche errore di foga, ma si distingue positivamente con la difesa aggressiva che nel terzo quarto instrada la rimonta biancorossa.
Gioca a sprazzi, dentro e fuori dalla panchina per dosare fiato ed energie. E gioca con le “pattine” ai piedi, attento – giustamente – a non forzare un fisico che ha bisogno di un rodaggio lungo e calibrato e ad evitare contatti pericolosi. Ingiudicabile, insomma, se non quando – aumentando di poco i giri del motore – decide di accendere la lampada di Aladino della sua classe. Succede nel terzo quarto: due assist al bacio, una tripla, accenni di pressione difensiva, sprazzi di leadership.
«E’ uno che tira e basta…». La presentazione di quelli che la sanno lunga viene smentita dalle prime esibizioni balistiche del nostro: ferro, ferro e ancora ferro. In compenso sul parquet si vede un putto con le gambe d’acciaio, capace di battere l’uomo sul primo passo e di tenere i contatti, mobile e attivo anche in difesa. Nel secondo tempo entra con la stessa voglia ma con una mira diversa: quelli che la sanno lunga avevano parzialmente ragione, il ragazzo la mette davvero.
Longilineo, verticale, grezzo nella mano, diamante nell’imperiosità. I suoi 211 centimetri fanno ombra sotto canestro, sia nel chiuderlo che nell’aspirare i rimbalzi. Il fisico c’è, l’atletismo pure, il resto non si sa.
Mister utilità: fa la cosa giusta praticamente sempre, dall’alto dell’esperienza che possiede.
Aiuti e recuperi in difesa finché regge il fisico, leader a spronare i compagni, vorace aspira rimbalzi come da previsione. In attacco fa presenza, ma ha e avrà bisogno di una certa regia in suo ausilio per incidere davvero.
A tratti pare uno dei più imballati dalla preparazione, a tratti – invece – riesce a esprimere in modo convincente tutta quella grinta che lo ha reso celebre. Il consuntivo lo promuove: 12 punti
Ci vuole meno timidezza e più prontezza. Forza Matteo, la strada è lunga.
Luca è in versione “balneare”, ovvero al minimo delle sue grandi potenzialità. Anche qui: il tempo servirà a ridare smalto ed efficacia.