Sicuro nel primo tempo in una presa alta nel traffico, l’unico intervento a cui viene chiamato dagli avversari. Il rosso nella ripresa è discutibile, se non addirittura sbagliato.
Difensivamente è tosto, veloce e preciso, sia sul lato destro che, all’occorrenza (come per qualche minuto nel finale di primo tempo), su quello sinistro. Perfetto in una linea esterna in cui giocano giocatori offensivi come Rolando o Lercara.
Il risultato dell’equazione per cui il Varese è primo in campionato (con un solo gol preso nelle partite ufficiali) è presto trovato: fa 5, il numero di maglia del Generale.
Scudiero perfetto del Generale Ferri: efficace e roccioso quanto basta per murare ogni tentativo (anzi, ogni idea) degli avversari di passare dal centro. E quando porta con quell’orgoglio la nostra fascia di capitano puoi solo tributargli l’onore che merita.
Stecca il pokerissimo dopo quattro gare di alto profilo. Parziale giustificazione che arrotonda il suo voto l’aver trovato di fronte un’ala, Repossi, come poche se ne vedono in giro (e che non a caso il direttore Merlin, “volpone”, aveva cercato di portarsi a casa). Avrà altre chance per confermare quanto visto: le sfrutterà (dal 41’ pt
: ecco, se poi per caso qualcosa andasse storto dietro c’è lui che scalpita…).
Qualche difficoltà più del solito ma trova sempre il modo per metterci del suo in battaglia (Dal 18’ st
: un altro ingresso positivo. La forma fisica cresce e una maglia da titolare arriverà presto).
In regia non si vede mai, anche perché la palla l’hanno quasi sempre gli altri. E quel gol sbagliato nel finale, seguito dal rosso a Pissardo, è un peccato capitale per uno della sua qualità.
Due folate nel primo tempo e l’impressione che in dribbling possa far venire i capelli bianchi a tanti avversari. La sua gara però si ferma un po’ a quei due break (Dal 32’ st : una parata per scaldarsi in vista di sabato)
Si sacrifica, molto, ma non illumina praticamente mai. Raggiunge la sufficienza mettendo lo zampino nel gol partita: un passaggio che può sembrare semplice ma che è pensato, voluto e realizzato da manuale.
Invisibile per 70’ e più minuti, poi piazza il gol da tre punti (e pure un gran gol): ha ragione lui.
Il suo lavoro sporco, ruvido, di disturbo, non manca. Mai. In zona gol però ci ha già abituato bene: e poteva fare di più.