Alzi la mano chi, dopo tre giornate, si aspettava di vedere il Varese a punteggio pieno e primo in classifica in solitaria (certo, presto per esaltarsi: ma intanto le avversarie vedono lì il Varese e si preoccupano). Alzi la mano chi, dopo il clima di insicurezza di quest’estate, dopo il fallito (e inopportuno) tentativo di fusione con lo Sporting Bellinzago per salire in serie C, si aspettava una società così solida e convinta del cammino da portare avanti per tornare tra i professionisti. Alzi la mano chi, con il lavoro sul mercato sospeso tra serie C e serie D fino al 1o luglio, era convinto di vedere in biancorosso una rosa così profonda, di qualità, con un’infinita possibilità di scelta e di soluzioni a disposizione. E con giovani di alto profilo e di sicuro futuro – se sapranno continuare a sfruttare gli insegnamenti dei senatori, farsi trascinare dall’entusiasmo dei tifosi e gasarsi senza montarsi la testa dei giudizi lusinghieri che li stanno accompagnando – che potranno essere un patrimonio per il Varese che verrà: Zazzi e Lercara, che hanno già la grande “V” tatuata sul petto; Talarico e Granzotto, che rispondono sempre “presente” alla chiamata, in qualunque e per qualsiasi motivo arrivi; Pissardo e
Consol, che devono ancora crescere in personalità ma hanno chiare le responsabilità del compito che è loro affidato, la difesa della porta biancorossa; e, ovviamente, anche quel Bonanni che, schiaffeggiato domenica da un Repossi in stato di grazia, è finito sotto l’estintore di chi preferisce controllare ipotetiche fiamme anziché mettere benzina su quel reale entusiasmo che ci ha riportato in D in un attimo e che può trascinarci altrettanto velocemente dove tutti vogliamo tornare. E, ancora, alzi la mano chi, dopo l’accordo chiuso e poi saltato con Salvatore Iacolino e dopo l’addio burrascoso a Giuliano Melosi, credeva che per Ernestino Ramella – arrivato con la gioia di un sogno, ma avvolto da parecchio scetticismo – fosse possibile costruire in così poco tempo un gruppo solido e affiatato. Che dovrà trovare ulteriori soluzioni tattiche (domenica il 4-2-3-1 ha faticato; i compiti difensivi che offuscano la fantasia di Giovio negli ultimi e decisivi 25 metri; in mediana quando Gazo, Calzi e Bottone saranno al top ci sarà teoricamente un solo posto disponibile) ma che non ha ancora sbagliato nulla. Che in cinque gare ufficiali ha raccolto solo successi. Che ancora non è perfetto, ma vince. Che forse non incanta, ma che sa soffrire. Come da dna biancorosso.