Marco Giovio è un patrimonio del Varese Calcio. È il nostro fuoriclasse, il crack che spacca le partite con la sua immensa classe. Che si può solo contemplare, non capire, tantomeno giudicare. È l’uomo della provvidenza, mandato da Sean Sogliano tramite Giorgio Scapini per riportarci in Paradiso dopo essere stati all’Inferno. È il sogno di ogni piccolo pulcino che indossa la maglia più bella, il primo a cui scriveremo il nome sulla schiena, l’orgoglio dei tifosi. È fantasia, invenzione. Magia. È il simbolo della rinascita, come ha spiegato la nostra Federica Artina – che lo tenne a battesimo nel 2007 alla sua prima esperienza in biancorosso – il 20 marzo scorso, giorno della promozione in serie D: «Il Varese è tornato, e finalmente è il Varese di tutti. Il Varese che profuma di griglia e serenità, di sorrisi che fanno stare
bene chiunque li incroci, di passerelle riservate ai bimbi con le loro divise scintillanti e il loro entusiasmo capace di ribaltare il mondo. Il Varese dei giovani. Il Varese, concedetecelo, di un simbolo su tutti. Che di nome fa Marco e di cognome Giovio. Era tutto scritto, Marco». È il 10. Il nostro 10. E, in questo momento complicato che sta attraversando, in cui appare meno brillante del solito, sfiancato dal lavoro difensivo che non vuole far mancare ai compagni – mettendo, come fanno i leader, il gruppo davanti a sé – vogliamo ricordare e rivivere 10 momenti della passata stagione che sono già nella leggenda biancorossa. 10 istantanee del suo talento da tenere negli occhi, pronti a rivederlo anche quest’anno (e il prossimo, e quello dopo, e quello dopo ancora). 10, «come la maglia che indossa». 10, «come la sua essenza».
Bombonera di Besozzo, 1500 tifosi risorgono insieme al loro Varese. E, dopo 10’ (un caso? Qui, come ci ha insegnato Beppe Sannino, per caso non succede mai nulla), arriva il primo gol ufficiale della rinascita: è un destro micidiale, imparabile. È di Marco Giovio. È del 10.
Il Varese è in grossa difficoltà. Dopo l’1-0, i giovani e terribili sestesi hanno trovato il gol del pareggio e pure parecchio coraggio. Ma dal cilindro del numero 10 esce un coniglietto. Morbido, coccoloso, di un bianco puro: pennellata dal limite, palla nel “7” lontano. Un capolavoro, votato dai tifosi del Varese nel contest organizzato dagli amici di Eccellenza biancorossa come il gol più bello della stagione. Chapeau.
Un assist al bacio per l’1-0 («Ha gli occhi sulla schiena») firmato Marrazzo, poi due gol – di cui uno in fotocopia a quello inventato contro la Sestese – per il poker. Onnipotente.
I biancorossi, reduci dall’1-1 a Trezzano, sono sotto 1-0, in casa, contro il Tradate. Solo i minuti di recupero li dividono dal primo ko in campionato. I minuti di recupero… e il 10: è il 90’, Gheller serve Giovio che fa secco un avversario e con un diagonale chirurgico regala un pari insperato. Grazie.
Il momento biancorosso è complicato. Due pari in fila, gioco che latita, avversari che sognano di appuntarsi al petto una luccicante stelletta. Ma noi abbiamo il 10, gli altri no: ribattuta del portiere, coordinazione da maestro, stoccata decisiva e boato assordante dei 2000 del Chinetti di Solbiate Arno. Decisivo.
Siccome tutto è scritto, l’ultimo gol del 2015 non può che firmarlo il 10: sterzata secca, diretto marcatore al bar, palla in rete. Buon Natale, tifosi biancorossi.
Mai deludere i tifosi, soprattutto quelli fuori di testa e tutto cuore: a Vigevano, contro l’ultima in classifica, a campionato che è già quasi solo da archiviare, sono in 700 su una tribuna scoperta appena dietro la rete di un campo in sintetico che, colpito da sole, è di un verde fluorescente, innaturale e fastidioso. Ma in campo c’è Giovio. E il 10 non delude: bis per aprire le danze e tre punti subito in cassaforte.
Un gol di una meraviglia che lascia senza fiato al Chinetti (controllo di coscia spalle alla porta e volée in girata dal limite che si infila all’angolo lontano) e quella canzoncina dei cartoni animati che si fissa nella testa e non se ne va più: “Giovio! È quasi magia…”.
Al Franco Ossola c’è il derby, in cielo un temporale, in campo un fango pazzesco. Giovio lotta. Perché oltre al talento ha anche un cuore grande così. Melosi, al 21’ della ripresa, sul 2-2, lo richiama in panchina. E il 10, pur con i suoi gentili modi, s’incazza. Perché tiene alla maglia biancorossa. E perché l’opera è finita quando lo decide l’artista, e nessun’altro.
Alla 10, una giocata da 10. Che sanno segnare, certo. Ma soprattutto che fanno segnare i compagni. Al Chinetti arriva «un lampo di genio a squarciare il cielo burrascoso». Un regalo, al gemello del gol Marrazzo, che disegna il gol personale più bello della stagione. Il finale firmato Carminetor è un pallonetto – di sinistro, dolce, raffinato: da favola – che si infila nell’unico spazio disponibile tra portiere in tuffo e traversa. Il preludio, scritto da quel direttore che presto tornerà a dirigere come tutti si aspettano la sua orchestra, è invece un lancio perfetto, sulla corsa, a scavalcare la linea avversaria. Un colpo da 10. Del vostro numero 10.