Infarto: attenti al rischio recidiva

Secondo gli esperti una persona su cinque è a rischio ricaduta entro l’anno dal primo episodio

Secondo infarto entro l’anno: una persona su cinque è a rischio, anche se è sotto osservazione. La colpa è degli stili di vita sbagliati che chi ha subito un infarto si ostina a non voler cambiare. La Società europea di cardiologia ha appena pubblicato le linee guida per prevenire una recidiva. Consigli che costituiscono semplici regole di buon senso, ma che in molti dimenticano, adottando stili di vita sbagliati. Quattro le regole fondamentali da non dimenticare per evitare rischi: abbandonare il fumo, fare regolarmente sport, seguire una dieta adeguata e assumere i farmaci prescritti dai medici.

Nelle linee guida, pubblicate sul l’European Journal of Preventive Cardiology, gli esperti europei raccomandano accanto a un adeguato stile di vita, terapie mediche e un follow up nel tempo. Non vanno mai dimenticati i farmaci prescritti e vanno controllati i livelli di pressione e il colesterolo. Certo, non c’è nessuna verità rivelata in tutto questo, ma continuare a parlarne e a stressare l’importanza di questi pilastri della prevenzione ha un suo perché. Che per certi versi è veramente tragico e potrebbe essere riassunto nel concetto che tutti sanno cos’è la prevenzione, ma nessuno la fa. Come dimostrano i risultati dell’ultimo studio EUROASPIRE: dopo un infarto, il 16% dei pazienti continua a fumare, il 38% è nella fascia dell’obesità e il 60% non fa attività fisica. E dire che questi pazienti dovrebbero essere ben sensibilizzati all’argomento, avendo toccato con mano cosa significhi un infarto. La responsabilità di questi comportamenti malsani naturalmente non è tutta dei pazienti, ammettono gli esperti. Solo metà degli infartuati viene avviata ad un programma di riabilitazione cardiaca e di questi solo l’80% vi partecipa effettivamente. I cardiologi, oltre a riaprire una coronaria bloccata da un trombo, dovrebbero capire se negli stile di vita sono presenti fattori di rischio.

La prevenzione di un secondo infarto quindi, dovrebbe iniziare durante il ricovero in ospedale. A volte i pazienti sono conquistati dal risultato che i medici ottengono durante il primo infarto e considerano di non dovere fare nulla. La sfida è invece convincerli che il modo migliore per evitare un secondo evento cardiovascolare è dimostrarsi responsabili e agire per tutelare la propria salute. La cosa più importante per evitare un infarto è soprattutto smettere di fumare.

Se inoltre si fa regolarmente esercizio fisico e si segue una corretta alimentazione, a quel punto si può evitare l’80% degli infarti. I cardiologi, oltre a riaprire una coronaria bloccata da un trombo, dovrebbero anche individuare la presenza di fattori di rischio e spiegare ai pazienti cosa fare per correggere le cattive abitudini. Se necessario dovranno inoltre prescrivere farmaci adeguati. Non parlare di queste cose durante il ricovero, equivale a dare l’impressione che non siano importanti. Nel mondo ogni anno si registrano 7 milioni di infarti, con tassi di mortalità ad un anno nel range del 10%. Tra i sopravvissuti, il 20% presenta un secondo evento cardiovascolare principale entro il primo anno. Il 50% circa degli eventi coronarici maggiori si verificano in pazienti dimessi con una diagnosi di cardiopatia ischemica.