Guardiamo la luna e non il dito. Così si svolta

Il commento di Gabriele Galassi

Se possibile, il giorno dopo la sconfitta è ancora più dolorosa. Non solo perché si tratta della seconda sconfitta assoluta del Varese Calcio, la prima in campionato dopo l’Eccellenza chiusa senza nemmeno un ko. E nemmeno perché, per la prima volta nella sua recente storia, iniziata con la rifondazione dell’estate 2015, il Varese è in una posizione in classifica diversa dal primo posto. Non è un problema di cosa sia accaduto, ma di come sia accaduto.

L’espulsione di Luoni ha certamente indirizzato la gara. Una gara che, forse, senza quel rosso sarebbe finita un’altra volta bene: il Borgosesia, dopo aver dominato senza segnare il primo tempo, sarebbe potuto calare e uno qualsiasi dei solisti biancorossi avrebbe potuto piazzare un colpo. Questo però, come fa lo stolto con il saggio, sarebbe guardare il dito invece che la luna. Al Franco Ossola il Varese, da sempre, attacca, azzanna, ruggisce, spaventa, morde l’avversario; lo faceva in B, quando era meno forte dei suoi avversari, non può non farlo in D, soprattutto con una rosa superiore a quelle altrui, a partire da quella di un Borgosesia che sabato è sembrato il Real Madrid. Una riflessione sul modulo, se necessaria, va fatta con attenzione: il 4-2-3-1 ha barcollato a Inveruno ed è crollato contro il Borgosesia. Ma non è una questione di dove si mettono le pedine, ma di chi sono quelle pedine e di cosa si intende fare. Se, per esempio, il Varese vuole agire di rimessa, badando anzitutto a difendersi, Zazzi in mediana è inutile. Diventa invece non solo un valore aggiunto, ma probabilmente il centro di questa squadra, se si riesce a fare la partita, a tenere il pallone e farlo correre. Non deve nemmeno spaventare un eventuale cambio di modulo, o un’aggiunta di uno diverso (4-3-1-2? 4-3-2-1?) in funzione di Giovio, che può fare la differenza ovunque. In rosa c’è abbondanza, di qualità e di soluzioni: se Ramella crede nel suo 4-2-3-1, è giusto che ci vada fino in fondo, consapevole degli eventuali rischi che ciò comporta. Ma una scossa serve, subito. Che gli avversari corrano di più è stato evidente: nella speranza che si tratti di una voluta strategia per essere più brillanti poi, è però necessario capire che la stagione, pur lunga, si fa già qui e ora. Perché può scappare via da un momento all’altro, soprattutto se i tifosi, meravigliosi anche sabato, prenderanno le spiegazioni per scuse. O, peggio ancora, se vedranno ancora al Franco Ossola il Varese non comportarsi da Varese.