Il Varese piange Ottavio Biasibetti «Uomo gentile, parlava col sorriso»

Se n’è andato un grande cuore biancorosso, storico dirigente e massaggiatore

Il mondo del Varese piange la scomparsa di Ottavio Biasibetti, storico massaggiatore e dirigente accompagnatore dei biancorossi, soprattutto nelle giovanili. Un gigante, che lascia un ricordo che noi vogliamo ripercorrere attraverso le persone che lo hanno conosciuto in questi anni. A partire da Stefano Bettinelli: «Ottavio era una persona a suo modo straordinaria e tutti noi abbiamo perso qualcosa. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo il primo anno che allenavo a Varese, nella Berretti, era il 2005-2006 ed Ottavio era il massaggiatore. Da subito ho capito che era una persona con una marcia in più, con una delicatezza ed una educazione non comuni. I primi sintomi della malattia comparvero proprio in quell’annata.

Da allora ha lottato ma per me ne è uscito vincitore, perché è stato lui ad aggredire la malattia e non il contrario, fino alla fine è stato di una forza interiore non comune. Lascia un grande vuoto dentro di me e in tutti quelli che l’hanno conosciuto. É stato un uomo speciale, tra di noi c’era un rapporto di stima ed amicizia. Ho avuto la fortuna di trovarlo di recente e, nonostante stesse passando dei momenti difficili, non voleva mai parlare delle sue difficoltà, preferiva pensare alle cose belle. Questo era un lato del suo carattere che mi ha sempre dato l’impressione di una persona speciale, dava lui la forza agli altri».

Quella grande avventura nel Varese la condivise anche con Giorgio Scapini: «Ottavio è sempre stato con noi nel settore giovanile, amava il Varese e amava la vita, era un vero gentiluomo. Ricordo una persona straordinaria con un cuore grandissimo, spesso ci metteva di tasca sua per i suoi ragazzi, si prendeva cura di loro. É una persona a cui sono molto affezionato e che ricorderò con affetto e stima».

Lo ricordiamo anche con le parole di Paola Frascaroli, che lo ha conosciuto davvero da vicino: «Ciò che non potrò dimenticare è la genuinità che lo contraddistingueva, in tutte le cose. Aveva una passione disinteressata per il settore giovanile, era dirigente accompagnatore degli Allievi Nazionali e lo faceva con passione e trasporto. Si capiva che non aveva interessi a livello economico, era davvero legato a questi ragazzi, li trattava come fossero suoi figli. Amava il Varese e quello che faceva, lo faceva perché gli piaceva davvero tanto. L’ho conosciuto innanzitutto come massaggiatore, era davvero bravo, ed era un grande amico di Peo Maroso. Mi ricordo che Ottavio si arrabbiava solo per una cosa, ossia quando non preparavano la merenda ai suoi ragazzi dopo le partite. Ci teneva che si facesse. Per il resto, l’arroganza non faceva parte della sua persona». La sua era una passione forte per i colori biancorossi, che traspare ancora di più da questo aneddoto che ci racconta Marco Bof, ora ed allora segretario del Varese: «Mi ricordo ancora la sera della finale playout di ritorno contro il Novara. Lui era stato davvero male in quelle settimane, però voleva esserci. Era riuscito a salire in tribuna, e ricordo che alla fine a salvezza conquistata gli avevo regalato un pallone della partita. Mi ricordo la sua dignità nell’affrontare la malattia, non voleva pesare su nessuno, voleva andare avanti».