L’ex Rihards Kuksiks e i ricordi biancorossi: «Varese mi manca, sarei rimasto volentieri»

Il tiratore lettone, tornato a casa in estate, si è raccontato ai nostri inviati prima della vittoria della sua Vestpils in coppa

«I’m coming home, I’m coming home, tell the world I’m coming home». La melodia abbastanza recente (2010) di Skylar Grey risuona nell’aria della Basketbola Hall di Ventspils, ancora deserta. Deve averla pensata così Rihards Kuksisk quando in tarda estate è approdato nella Lettonia più sperduta, sulle rive del Baltico, a quasi 200 chilometri da Riga, la sua Riga, dove è nato e cresciuto. «Torno a casa, avvisa tutti che sto tornando a casa», tradotta in maniera molto grossolana, quasi a voler essere profeta in patria dopo le esperienze in giro per il mondo, dal college tra Arizona e Florida, poi la Spagna, l’Ucraina, la Romania, l’Italia. Quando incontra delle anime varesine, poco prima del match, sorride quasi malinconico, perché a Varese lui ci sarebbe rimasto ancora e non appare granché entusiasta della sua nuova sistemazione. Rihards non nega infatti di aver custodito nel cuore i ricordi di quella piccola grande realtà che è Varese: «Varese un po’ mi manca, devo essere sincero. Mi ero trovato davvero bene la scorsa stagione e ammetto che mi sarebbe anche piaciuto restare. Voglio dire, fosse stato per me avrei giocato ancora in biancorosso anche questa stagione ma non è stato possibile». Il basket vive di scelte, a volte anche dolorose, e per onore di verità durante l’estate non è mai esistita la chance di una sua permanenza all’ombra del Sacro Monte. Un semplice abbraccio, l’augurio di un buon viaggio e la speranza di ritrovarsi prima o

poi durante il cammino. Il calendario europeo, quasi beffardamente, ha poi messo di fronte Varese e Ventspils. «In realtà non mi fa un effetto particolare – ammette – perché in fin dei conti è sempre un lavoro questo per noi. Ovviamente, lo ripeto, sono legato a Varese da bellissimi ricordi, però mi toccherà batterla questa volta». Detto, fatto: la classica partita da ex, 2/2 dall’arco, la sua specialità, dopo che finora in Europa aveva raccolto un misero 3/19. L’esperienza in Lettonia, almeno per ora, non gli sta accendendo l’entusiasmo: «Qui mi trovo abbastanza bene, alla fine la Lettonia è casa mia. Ventspils non è Riga, perché a Riga ci sono nato e cresciuto ed è qualcosa di unico per me. Però a livello di campo la stagione sta andando così così, in questo inizio sono costretto a giocare da quattro, che non è esattamente il mio ruolo. Mi sono dovuto adattare per una serie di infortuni che ha colpito la squadra, mi trovo ad affrontare giocatori di stazza diversa dalla mia quindi sto un po’ faticando. Sono sempre stato abituato a giocare da tre, un po’ come mi avevate visto a Varese». Ci saluta con sorriso velato, quasi triste, mentre dietro di lui attraversa il corridoio un altro ex Varese, Willie Deane. Sorride anche lui, un ghigno beffardo. La partita ancora non è iniziata, ma lui sembra già sapere come andrà a finire. Willie Deane ci ha purgato, come nel peggiore degli incubi.