«500 panchine? Sono vecchio…»

L’ironia di Beppe Sannino sul traguardo raggiunto. E i ricordi: «Varese e i campi in terra le più importanti»

Arrivare a cinquecento panchine tra i professionisti è un traguardo importante, da celebrare. Ci sono allenatori che conservano con minuzia le statistiche e i numeri della propria carriera, altri che non se ne curano granché. Beppe Sannino fa parte della seconda categoria, tanto che ha scoperto solo in sala stampa, al termine di Salernitana-Ternana, di aver raggiunto la cifra tonda, 500 panchine. Dal 6 settembre del 1998 al 13 novembre del 2016, da Biellese-Spezia 1-1 in Serie C2 fino a Salernitana-Ternana 4-2 di domenica scorsa.

Innanzitutto mi fa piacere che me l’abbiano ricordato, anche perché sono uno che dimentica in fretta. Quando me l’hanno riferito, ho pensato «quanto sono diventato vecchio». Cinquecento panchine sono davvero tante.

Penso che ognuna sia importante, per arrivare a cinquecento c’è un lungo percorso, che mi ha portato ad arrivare dove sono ora. Ciascuna panchina mi ha dato qualcosa, magari qualcuna la ricordi con più piacere, ma io non butto mai via niente. Per toccare certe cifre devi per forza essere partito dal basso, da sotto,

per arrivare in alto. È normale aver sbagliato, aver steccato qualcosa. Gli anni di Varese sono quelli che verranno ricordati in un certo modo, è l’esperienza che finora mi porto di più nel cuore, così come l’esordio in Serie A col Siena, o la stagione a Palermo, in cui ho allenato giocatori importanti come Dybala.


Sì, queste devono essere sommate a quelle più importanti, quelle nei settori giovanili, tra i dilettanti, sui campi di terra: oltre alle statistiche, vorrei ricordare con fermezza e sentimento proprio queste panchine, che mi hanno permesso di arrivare dove sono ora. Quelle sono state la mia vera forza.

Salerno è una città importante, che ha tanta passione e te la fa sentire. Parlando di numeri, ci sono sempre tra i 20 e i 30mila spettatori. Una piazza che si aspetta grandi cose, ed io in questo inizio mi aspettavo qualcosa di più sotto l’aspetto dei risultati, mentre sono soddisfatto delle prestazioni. La strada della Serie B, che abbiamo vissuto insieme a Varese, è strana, vinci una partita e sei da play-off, ne perdi una e ti ritrovi ad annusare odori strani. Ma io so che alla lunga il lavoro paga, e con me si lavora sempre duro, mi conoscete bene.


Sì, ma non ho mai avuto dubbi su Ciccio. Non parlo dell’allenatore, parlo dell’uomo, per la passione che ci mette. Vuol fare benissimo a Varese per riportare la città nel calcio che conta. Ha esperienza da giocatore e da allenatore in seconda e ora, solo, sta facendo bene. E già che parliamo di Varese, permettetemi una cosa…


Voglio salutare con il cuore tutti i tifosi e gli sportivi di Varese, a cui penso sempre: vi abbraccio.