«Chi perde il derby retrocede. Varese, troppi poteri al coach»

L’ex presidente biancorosso Cappellari sulla crisi: «Servirebbe una rivoluzione»

Il derby della paura. E se non è paura è tristezza. E se non è tristezza è desolazione, quella di nove sconfitte nelle ultime dieci partite da una parte, quella di un ultimo posto in classifica e di scoppole prese un po’ ovunque sui parquet italici dall’altra.

Benvenuti nella settimana che precede Varese-Cantù. «Chi perde domenica lo vedo male, malissimo: diventerà uno dei candidati più seri alla retrocessione» è la didascalia di Toni Cappellari, ex presidente della Pallacanestro Varese, osservatore acuto – per storia e competenza – delle vicende del basket lombardo e, soprattutto, commentatore onesto e senza peli sulla lingua. Quei peli che davanti a due drammi sportivi come quelli in corso sui laghi e in Brianza fanno solo il male di tutti: dalla squadra ai tifosi.


Varese-Cantù è una partita che per decenni ha deciso i campionati. Oggi come oggi, invece, ci troviamo davanti a due società che, a causa della mal gestione, lottano spesso e volentieri per non retrocedere. Parliamo di due città che muoiono per la pallacanestro e stanno vivendo un momento drammatico, perché si sono messe in mano a persone che ne capiscono poco di basket. E poi hanno dato troppo potere ai rispettivi allenatori. Cantù non ha un general manager, mentre Varese lo ha ma non sta facendo bene il suo mestiere…


Coldebella è stato un giocatore eccellente e un bravo dirigente in Lega Nazionale Pallacanestro. Ma non ha svolto un lavoro significativo a Caserta e non lo sta svolgendo ora a Varese. L’ha fatta lui la squadra, no?

Io non ne sono così sicuro e poi, anche fosse vero, l’errore sarebbe lo stesso evidente.


Perché le squadre le devono fare i manager, non gli allenatori. Io i coach li ascoltavo, ma le scelte le prendevo in prima persona. A Varese, invece, vedo dei giocatori stranieri che non sono all’altezza e nessuno a cui dare la responsabilità di averli presi. Nessuno che pubblicamente si alzi e dica «li ho presi io, ho sbagliato, prendetevela con me». Sarebbe corretto farlo, soprattutto nei confronti dei tifosi.


Anche a Cantù hanno preso decisioni poco felici nell’allestimento del roster, ma qui la causa è più facilmente individuabile: hanno una proprietà che non conosce la pallacanestro italiana, non conosce il mercato e, per giunta, hanno dato tutto il potere in mano a un allenatore come Rimas Kurtinaitis, che non aveva mai allenato prima nella nostra serie A.


Se Moretti ha anche scelto i giocatori, la sua colpa è allora doppia: li ha scelti male e li fa giocare altrettanto. Mi sembra evidente, in ogni caso, la cattiva gestione del materiale a sua disposizione. Si lamenta del doppio impegno, campionato e coppa? Beh, non credo proprio siano stati solo Toto Bulgheroni e Claudio Coldebella a optare per parteciparvi.

I problemi della Openjobmetis Varese sono davanti, dietro e pure di lato. Non credo che sostituire un solo giocatore possa servire, che sia Johnson o Maynor. Bisognerebbe rivoluzionare tutto. E bisognerebbe trovare anche qualcuno che spieghi ai giocatori come stare insieme e come vincere le partite.

Spero con tutto il cuore Varese.n