«I derby? Amo l’atmosfera elettrica. Serve vincere e trovare continuità»

Il veterano Massimo Bulleri prepara Cantù: «Vivere questa sfida è uno stimolo»

Si impara dal fallimento, non dal successo. La Pallacanestro Varese si rimette in marcia, con i piedi timidamente indirizzati sulla retta via. «È solo una partita» ripeteva Kangur con il sorriso in sala stampa. Da qualche parte bisogna pur cominciare. E domani, senza nemmeno il tempo di prendere fiato, arriva Cantù. E noi questa sfida la presentiamo con Massimo Bulleri, decano all’interno del roster biancorosso e allo stesso tempo il giocatore in attività con più presenze e più minuti nel campionato italiano.

Qualche derby l’ho fatto, Treviso-Venezia, Virtus-Fortitudo, Milano-Varese e Milano-Cantù. Non so se Varese-Cantù sia uguale. Però mi aspetto quell’atmosfera elettrica… Un’idea seppur vaga ce la posso avere, e per me è piacevole e stimolante l’opportunità di esserci. In città ed al palazzetto si respira un’aria bella, frizzante, di grande entusiasmo, fa solo che rendere più piacevole l’attesa e la partita stessa.

Questi sono discorsi che non spettano a me. Mi auspico solo che in futuro i tifosi ospiti possano essere riportati a queste partite e a questi eventi. Ci tengo però a dire che lo sfottò è una cosa, e ci sta, tutto il resto è un’altra, e non serve approfondire. Tutto il resto non mi piace, non mi è piaciuto quando l’ho vissuto dentro il palazzetto e anche fuori.


Non voglio togliere nulla al derby ed al suo fascino. Dobbiamo guardarci dentro, mercoledì era importante tornare a vincere. Domani c’è Varese-Cantù, ma per noi sarebbe ancora più importante riuscire a mettere due partite vinte in fila, a prescindere dal fatto che si giochi il derby. Dobbiamo pensare alla stagione, al crescere, a dare continuità.


Vengo da un’esperienza personale, o meglio da una scuola cestistica per cui la coppa è essenziale, ti permette di misurarti con realtà diverse, in molti casi del tuo livello o superiore. È un’opportunità di crescita fondamentale. Giocare più volte a settimana e viaggiare porta con sé difficoltà, ma credo che la chiave sia nel vedere in queste difficoltà un modo per crescere, per maturare e diventare una squadra migliore. Mi è sempre stato insegnato a viverla così. Un successo come quello di mercoledì, andando sotto, soffrendo e recuperando, deve darci quelle sicurezze che ci sono mancate, quelle consapevolezze che ci spingono ad alzare la qualità.

Decisamente bene. Sono contento dell’opportunità che mi è stata data, mi sento fortunato soprattutto in relazione al modo in cui è nata la possibilità di giocare a Varese. Sono stato chiamato il giorno prima del ritiro, ho dato fin da subito la mia disponibilità a venire per il periodo di necessità, con entusiasmo. E alla fine rimarrò tutta la stagione.


Francamente non mi ero fatto un’idea né in un modo né nell’altro. Quando abbiamo ufficializzato la mia permanenza, ero ben consapevole del mio ruolo di 12esimo uomo, ma non ho mai avuto un’idea precisa di minutaggio. Quest’anno più che mai, e per la prima volta, mi sono preparato alla stagione cercando di vivere alla giornata, prendendo tutto ciò che veniva con il massimo entusiasmo. Lo stesso entusiasmo che ci sarà sempre.

In maniera diversa, ognuno di loro sta crescendo. Maynor sta riprendendo confidenza fisica e tecnica con un mestiere che ha dovuto interrompere per 10-12 mesi, e vi assicuro che non è facile tornare a pieno ritmo con le responsabilità che gli si chiedono. Mercoledì si è comportato bene, e anche a Capo d’Orlando. Sono segnali importanti e tutti ci auguriamo che lui torni il più in fretta possibile il giocatore ammirato a Varese due stagioni fa. Avra è alla prima esperienza fuori da casa sua, però è serbo e il suo passaporto è una polizza di garanzia per quanto riguarda l’adattamento. È normale però che abbia dei momenti di grande esplosione alternati ad altri di depressione. La sua crescita passa dalla capacità di limare i momenti in cui va in rendimento negativo, affinché durino il meno possibile e non siano cali vertiginosi ma solo curve verso il basso. Così il suo rendimento si alza e contemporaneamente anche quello della squadra.