Vergogna. Di chi è la responsabilità?

Una Varese a tratti imbarazzante perde a Masnago il derby contro Cantù: finisce 82-92. Di fronte c’era una squadra ultima in classifica che aveva esonerato l’allenatore due giorni fa. Ora che succede?

Alla fine contano solo le maledette quattro cifre (a volte sono persino sei)riportate dal tabellone al 40’: contano solo quelle. Conta solo il risultato, non come ci sei arrivato, non quando sei capace di perdere contro una squadra che ha appena esonerato l’allenatore, ne ha in panchina uno che non parla nemmeno l’inglese (viaggia con il traduttore a fianco), non ha un pivot di ruolo, gioca in sette e ha preso batoste su quasi tutti i parquet d’Italia che ha calcato.

No, non scherziamo: la Openjobmetis perde il derby numero 138, in casa, contro una delle Cantù più in difficoltà della storia. E il risultato riesce a “cancellare” il più bel terzo quarto degli ultimi dieci anni, una resurrezione dagli inferi (Varese era finita a -25) fatta di tenacia, nervi e della classe cristallina di Eric Maynor (32 perle a consuntivo).

No, tutto ciò non è mai accaduto. Quello che rimane è il primo tempo orrendo di cui leggerete la descrizione nelle righe che seguono, è aver reso le armi nella partita più importante dell’anno, è la decima sconfitta nelle ultime dodici partite, la terza di fila in casa. Sono le bombe carta tirate dai tifosi fuori dal palazzetto alla sirena finale. E non facciamo più finta di niente, però, per favore. In campo, in società e in panchina ognuno si prenda le proprie responsabilità.

Ci sono la “luccicanza” (come in Shining di Kubrick, lui vede cose che gli altri non vedono) di Maynor e la prontezza di Anosike a sostenere la Varese d’attacco nel primo quarto: il play di Raeford (9 punti in 7 minuti) si “mangia” il dirimpettaio Waters, mentre il centro di New York è bravo a farsi trovare in area e a raccattare punti da rimbalzo offensivo. Peccato, vero peccato, che la Openjobmetis si dimentichi dei tiratori canturini e di piegare le gambe in difesa, lasciando campo libero a conclusioni e penetrazioni ospiti. Non sorprende, dunque, che la Red October comandi le danze (5-8 al 7’, 11-16 al 5’) fin dall’inizio, con il 10’ che scocca con 28 punti sul groppone e JJ Johnson a schiacciare sulle statuine biancorosse.

Fuori Maynor per il normale riposo (un riposo che dura anche troppo, come al solito…) la luce per i padroni di casa si spegne anche davanti: le sortite biancorosse diventano solo le “zingarate” di Avramovic, un confronto impietoso con una manovra offensiva corale e ispirata come quella dei poveri ma belli canturini. Al 15’ è 28-43, parziale inaspettato, “aiutato” anche dall’incredibile sofferenza a rimbalzo contro avversari molto rimaneggiati tra i lunghi (11-19 nelle carambole al 17’).

E nemmeno si difende, tanto per non farsi mancare nulla: sul 32-47 del 17’ Masnago si spazientisce e fischia sonoramente, antipasto della bordata di fischi e insulti che al 20’ coprono l’uscita dal campo dei prodi Moretti. È 38-58 (58 punti subiti in venti minuti…): in mezzo le comiche dei bianchi sul parquet, pulcini bagnati incapaci di reagire.

L’inizio del terzo quarto è, se possibile, ancora più tragico. Varese sbaglia le prime tre azioni e dorme a rimbalzo: si crolla fino al 38-63 del 23’. Avra suona la carica in difesa, rispondono Kangur, Pelle e Maynor in attacco: 11-0 di break e match riaperto (49-63 al 25’). Riaperto per davvero, perché a Masnago è cambiato tutto: l’intensità difensiva, la voglia di riemergere, la compattezza tra gli uomini, l’efficacia di ogni palleggio, tiro, rimbalzo. Una cosa non è cambiata: Maynor. Il play, con una raffica micidiale da tre e da due, rende possibile l’impossibile. Il parziale diventa di 31-13 in 10’, condito da palle recuperate, stoppate, contributo di giovani (Pelle) e vecchi (Bulleri): al 30’ è 69-71 e il PalA2A, stavolta, non sta in piedi dalla gioia. L’aggancio sembra questione di minuti, ma i primi tentativi si inabissano in palle perse e tiri sul ferro (74-78 al 34’).

Sembra un caso, dopo l’opulenza dei 10’ precedenti, invece è il segno della spia rossa del motore varesino: Maynor non ha più le gambe per i suoi “jumper”, Eyenga si schianta sul muro ospite, Kangur sbaglia tiri aperti, mentre Johnson (che giocatore…) riporta i suoi a +5 (78-83 al 36’). È l’allungo decisivo, non basta il canto del cigno del migliore in campo: finisce 82-92.

Anosike 11 (4/7), Maynor 32 (8/14, 5/8), Avramovic 16 (3/9, 2/5), Pelle 4 (1/2), Bulleri 5 (1/2, 1/2), De Vita ne, Cavaliero 4 (2/4), Kangur 3 (1/4, 0/4), Canavesi ne, Ferrero, Eyenga 4 (2/10), Johnson 3 (0/0, 1/2). All. Moretti.

Acker 2 (0/1), Baparapè ne, Parrillo, Laganà ne, Pilepic 11 (2/5, 1/3), Waters 25 (6/15, 3/6), Callahan 4 (0/1, 1/3), Kariniauskas 7 (2/4, 1/1), Darden 19 (3/8, 4/6), Quaglia, Johnson J. 24 (11/15) All. Bolshakov.

Begnis, Di Francesco, Borgioni

Da 2: V22/52, C24/49. Da 3: V9/21, C10/19. Liberi: V11/15, C14/17. Rimbalzi: V35 (Anosike 10), C43 (Darden 17). Assist: V9, C18 (Waters 11). Palle perse: V15 (Anosike 4), C17 (Waters e Darden 4). Recuperate: V8, C5. Usciti 5 falli: nessuno. Spettatori: 4090.