Riceviamo, pubblichiamo e rispondiamo a questa lettera firmata arrivata ieri in redazione.
Cara Provincia, avete passato tutto lo scorso anno a criticare l’ex presidente della Pallacanestro Varese Stefano Coppa, addossandogli tutte le colpe dei cattivi risultati e dell’insoddisfacente stagione trascorsa. Vi sembra cambiato qualcosa ora che lui non c’è più? Pensate che chi è ora in società stia facendo meglio? Ridateci Coppa, mi verrebbe da scrivere: “ad andare a casa” dovrebbero essere in tanti ora, gente che non sta facendo sentire la propria voce in questo momento di crisi…
Caro lettore, lo spunto che ci regala è portentoso: ci consente di provare a svolgere nel migliore dei modi la nostra professione, raccontando la verità. Un invito, prima di tutto: guardi la luna, non il dito. I risultati conseguiti finora dalla seconda Openjobmetis di Paolo Moretti sono persino peggiori di quelli dello scorso anno, è vero, ma una gestione non si giudica solo dal responso fornito dal parquet. Il “regno” di Stefano Coppa, al netto della grande passione che ha messo nella causa biancorossa, è stato a nostro giudizio catastrofico. E lo è stato nell’aspetto più importante che esista in una società sportiva: la stabilità economica. Le scelte dell’ex presidente (giocatori cambiati come figurine in primis) sono state poco felici per le casse del club, che ancora oggi sta compiendo sforzi inimmaginabili per recuperare. Coppa, onestamente ereditando un contesto già non facile, oltre a sbagliare correttivo su correttivo ha anche peccato di omesso controllo sui conti societari: non fosse intervenuto il Consorzio – prima nello “svegliare” le coscienze interne sulla situazione finanziaria, poi sganciando moneta sonante per sopravvivere – a quest’ora lei non avrebbe più una squadra da tifare e, guarda un po’, persino da criticare. Non ci sarebbe più la Pallacanestro Varese.
E tacciamo le figuracce che hanno fatto parlare male di Varese tutta Italia (o vogliamo scrivere del lodo Caja?), tacciamo l’ottusità nel dividere l’ambiente in amici e nemici, la totale scorrettezza nei confronti di parte della stampa, tacciamo la sciagurata decisione di accentrare su di sé ogni compito, anche quelli tecnici. Ma non possiamo stare zitti (non lo siamo mai stati, nemmeno quando conveniva) sulle questioni di vita o di morte come quelle che abbiamo provato a spiegarle nelle righe precedenti.
No, noi Stefano Coppa non ce lo riprenderemmo nemmeno se la penuria di risultati dovesse perseverare. Ci teniamo una “squadra” che schiera i Bulgheroni, i Coldebella, i Fiorini, i Castelli: gente che non ama comparire sui giornali ma agisce, mettendoci in questo modo la faccia. Gente che prima di fare una mossa di mercato ci pensa tre volte e arriva a discutere, persino a litigare, nel tentativo di capire se sia opportuna e soprattutto non sia un azzardo da pagare – postumo – molto caro. Gente che, tra lacrime e sangue, in questi giorni sta cercando di chiudere il bilancio economico di un’annata tragica. E da non dimenticare, con maldestri tentativi di riscrivere la storia. “Guai ai vinti”, disse un giorno qualcuno…