Difficile discutere di tattica e di scelte dopo una partita come Varese-Bra, vissuta e giocata sulle emozioni più che sulle qualità e sulla testa. Ma, usciti dal frullatore di una partita che resterà indimenticabile – tragedia ed apotesi, andata e ritorno – bisogna tentare un’analisi con occhio distaccato. Partendo dal primo tempo e dalla conferma del 3-4-3 lanciato a Voghera: ha funzionato? In parte. Dietro i 3 difensori vanno alla grande e con il ritorno di Ferri con Luoni e Viscomi (senza dimenticare l’affidabile Simonetto) si costruirebbe una diga invalicabile. Giudizio sospeso in fascia: domenica c’era un Talarico (per una volta, può capitare) non al meglio, un Becchio che è andato a sprazzi ma che ha aperto la conquista del rigore, un Rolando sparito dopo il penalty sbagliato e, dunque, difficile da valutare. In più, a cambiare il quadro sono stati due episodi: il rigore sbagliato da Rolando e lo 0-1 piemontese. Se il Varese fosse passato in vantaggio, il Bra non avrebbe potuto chiudersi a riccio, prima per respingere le folate biancorosse, poi per difendere il gol. In mezzo, ancora, Bottone
è andato in crisi (e così, l’idea di un Ferri mediano continua a stuzzicare le nostre fantasie) e Vingiano è finito nel mirino di alcuni tifosi che sembrano non volergli perdonare nulla. La nostra valutazione sulla sua prova, partita meglio di come sia finita, si lega al discorso episodi: difficile costruire verticale e, nel tentativo di farlo, non sbattere sul muro che il Bra si è trovato (fortuna sua) a costruire. Nella ripresa, invece, dentro con il 4-4-2: buona notizia, perché significa che le soluzioni stanno crescendo. Due i temi: Benucci e Giovio. Il primo ha dimostrato di poter (o dover) essere titolare. Chi al suo fianco? Scegliamo il coraggio: mediana under con Vingiano e Bottone pronto a subentrare, per concentrare in meno tempo lo sforzo che non riesce a distribuire sui 90’. Poi, Giovio. C’è chi lo vorrebbe sempre titolare: sì, certo, noi pure. Però… Però, anche lui, forse non ha (ancora?) i 90’ nelle gambe: concentrare il suo talento in un lasso di tempo minore sarebbe un’idea fuori luogo? Secondo noi, no: però lasciategli la 10 anche in panchina…