A Biumo ci è capitato per caso, quarant’anni fa, inseguendo un amore giovanile. Ma il quartiere lo ha stregato e oggi, mentre festeggia i 40 anni di attività e si prepara a spegnere 72 candeline sulla torta, Angelo Alberini non ha alcuna intenzione di cambiare vita né prospettiva: «Non vorrei essere da nessuna altra parte».
La sua mamma aveva un ingrosso di abbigliamento e lui le faceva da rappresentante.
«Ci venne l’idea di aprire un negozio, anche perché io volevo la mia attività e un’amica mi suggerì la merceria che stava chiudendo qui a Biumo Inferiore, al civico 1 di via Garibaldi, accanto alla Madonnina in prato».
L’idea piacque, ma il Comune si oppose: «Allora le licenze erano contingentate in base al numero di abitanti. Una buona politica, ma ovviamente è stata abbandonata», commenta Alberini, che a quel punto era pronto a rinunciare. «Poi una sera degli amici di Milano che facevano questo mestiere mi convinsero ad aprire un negozio di cornici, offrendomi aiuto e supporto».
Detto, fatto: era il 1977 e nacque la bottega di quadri e cornici Varesebella. «All’inizio gli amici mi misero a disposizione il loro campionario, e il laboratorio. Poi un grossista di Gallarate mi convinse ad acquistare la prima troncatrice, e iniziai a fare da solo».
La passione per il legno, per i quadri e per l’arte crebbe assieme all’attività, che aveva bisogno di spazi sempre più ampi.
«Quando le cose funzionano farsi un po’ di magazzino permette di esaudire più velocemente le richieste dei clienti e di ridurre i costi», spiega Aberini che riuscì, per una fortuita combinazione di eventi, a trasformare l’appartamento al piano di sopra in magazzino.
E il negozio in una via di mezzo tra il laboratorio artigiano e la galleria d’arte «perché i quadri in cui credo li acquisto per rivenderli, non faccio esposizione», precisa.
«Il boom economico mi ha aiutato – ammette – Negli anni 90 da Cameli, all’angolo tra via Garibaldi e via Cairoli, c’era la fila sul marciapiede per entrare in negozio. Poi con il nuovo millennio le cose sono cambiate radicalmente».
L’essere costretto a trasferire l’attività è stato forse il cambiamento minore.
«Nel 2004 la proprietaria dello stabile di via Garibaldi aveva deciso di ristrutturare a uso abitativo, rischiavo di perdere la mia clientela, e invece si liberò questo spazio in via Adamoli, all’angolo con viale Milano, proprio di fronte alla mia vecchia vetrina. Perfetto», racconta precisando che la cosa più difficile fu, paradossalmente, trasferire la linea telefonica.
«Biumo è particolare, non te ne puoi andare via», commenta lui, attivissimo con gli altri commercianti del quartiere nel promuovere iniziative.
Il vero cambio è stato sociale. «Al di là dei gusti, per cui non si vende più nulla di classico o di religioso, ma vanno solo linee moderne, il vero cambiamento sta nella scomparsa della classe media. C’è un livellamento verso il basso perciò io servo ormai la classe alta, o esigenze particolari, ed è solo il cliente soddisfatto a farmi buona pubblicità e a permettermi di andare avanti».