Quei corridoi di Masnago, quelle stanze, quel parquet, hanno raccontato tante storie. Tra queste, anche quella di Matteo Jemoli, un ragazzino che a 18 anni mosse i suoi primi passi nel Tempio come assistente allenatore. Oggi, una decade dopo, Matteo è un «ometto» (per sua stessa definizione) e ogni volta che rimette il naso qui sente aria di casa. Ora vive a Trapani,
in Sicilia, ed è l’assistente di Ugo Ducarello, con cui condivise una stagione in panchina a Varese prima agli ordini di Pozzecco e poi di Caja. L’occasione di incontrarlo è casuale ed allo stesso tempo speciale, ossia la presentazione del libro di Paola Caravà “La saggezza della pallacanestro”, un progetto di cui Jemoli ha fatto parte fin dal principio, circa tre anni fa.
La vittoria a Scafati mi ha permesso di avere un giorno di riposo in più e di venire anche al palazzetto lunedì sera per la gara contro Pistoia: ho portato anche fortuna questa volta. È bello tornare in generale, a prescindere dalla partita. Ho passato qui tanti anni, ho tanti ricordi legati ai luoghi e alle persone. È bello anche vedere come è cambiato il palazzetto: ricordo che una volta l’ufficio degli allenatori era uno stanzino piccolissimo, ora è diverso.
Sicuramente questa è una realtà che ho vissuto in maniera intensa da quando avevo 18 anni, ho trascorso tanto tempo qui. Sono le persone che mancano, quelle con cui condividevi il lavoro di ogni giorno, anche se ci si sente e ci si vede spesso grazie anche alle tecnologie.
La decisione che ho preso due anni fa è stata importante, mi ha permesso di crescere sia come persona che come allenatore. Sono andato a fare il vice e non più il terzo, con altre responsabilità, sono andato a vivere da solo in una città nuova. Tante cose che da ragazzo mi stanno trasformando in “ometto”. Trapani è una realtà interessante, una bella città, e con Ugo Ducarello c’è un ottimo rapporto umano e professionale.
Soffro. Le partite di Varese le guardo sempre da tifoso, e soffro perché quando vengono a mancare i risultati, e a me è successo qui in altre stagioni, stai male. Fa male vedere una situazione così. Però osservando da vicino l’ultima partita ho visto in campo una squadra che ha difeso, che ha lottato, che ha costruito buone cose in attacco magari non finalizzando sempre. Credo che ci sia una base su cui poi poter costruire la salvezza, soprattutto a Masnago. Faccio il tifo per Varese e spero raggiunga questa salvezza quanto prima.
Anche se per pochi mesi, con Attilio si è creato un rapporto speciale. C’è grande rispetto, da lui io ed Ugo abbiamo imparato tanto sotto tanti punti di vista. Poi è nato un bel rapporto che va oltre alla pallacanestro. Ci si sente quasi tutte le settimane, ad esempio ci siamo trovati a Roma quest’anno, ci ha portati in giro a piedi per tutta la città. Ci siamo visti anche dopo la partita lunedì sera. Da lui ho imparato tanto in quei mesi.
Questa è la mia città, ha qualcosa di speciale per me. Come per Ugo è speciale allenare a Trapani, perché è casa sua. Un giorno mi piacerebbe tornare e, se succederà, tornerò migliore e cresciuto rispetto a quando sono andato via.