«Facciamo musica originale. E ci divertiamo di brutto»

Questa sera all’Opera Rock Café di Jerago con Orago il live del Trio Bobo con Meyer, Faso e Alessio Menconi

Due sono di ritorno dal tour europeo con Elio e Le Storie Tese, l’altro, oltre a non mollare la chitarra nemmeno quando dorme, si sta divertendo con corsi e lezioni agli aspiranti fenomeni. A fine 2016 hanno rilasciato il loro secondo album “Pepper Games” che stanno portando in giro per l’Italia e per partito preso si sono votati alla musica originale e in contrasto con la banalizzazione e commercializzazione del mainstream. E, piccolo segreto, sono tra i migliori musicisti italiani sulla piazza, con un background enciclopedico

che spazia dal jazz al progressive rock tutto frullato insieme in un sound particolare. Ma questo inchiostro non basterebbe per dare una definizione di chi davvero sia il Trio Bobo e che cosa davvero possano fare la batteria di Christian Meyer, il basso di Faso (sì, due delle Storie Tese) e la chitarra magica di Alessio Menconi. Questa sera alle 22 all’Opera Rock Café di Jerago con Orago (via Varesina 58) tutti potranno goderseli. Ma nel frattempo, abbiamo chiesto proprio ad Alessio Menconi qualche indizio.

Siamo un trio che fa musica originale ricca di energia e non necessariamente aperta solo agli addetti ai lavori. Una musica contornata da un ottimo senso dello humor.


Siamo un trio con batteria, basso e chitarra ma non vogliamo essere il classico trio con il chitarrista solista e due che accompagnano. Vogliamo creare musica con interazioni costanti tra tutti gli strumenti. Ci sono assoli, certo, ma si cercano botta e risposta continui tra gli strumenti, in cui ognuno ha il 33% di peso musicale. Le nostre influenze spaziano dal jazz fino al blues, al rock e al progressive rock. Unire in un suono organico tutti questi generi crea quello che per noi è un sound originale.


La ricerca di un suono personale e di gruppo era ciò che ci premeva di più e ci è voluto un tanto vero studio. In più siamo stati anche fermi per due anni per impegni vari. Per due o tre anni abbiamo parlato molto di cosa avremmo voluto fare musicalmente e alla fine sia per maturazione sia per tempo ce l’abbiamo fatta. Abbiamo lavorato un annetto intensamente trovando qualcosa di nuovo rispetto a prima, scoprendo un sound originale e diverso che penso piaccia alla gente. Ne siamo molto soddisfatti.

“Pepper Games” dal punto di vista armonico e melodico ha un background sempre molto jazz a cui però si uniscono suoni e ritmiche invece che hanno una derivazione africana. Siamo dei fan della musica malese. In più c’è qualcosa che richiama anche il Sud America oltre a delle linee di progressive rock inteso e a dei suoni psichedelici.

In Italia la musica strumentale è abbastanza difficile. Aiuta il fatto che singolarmente e come trio siamo abbastanza conosciuti, siamo anche fortunati, ma ci abbiamo messo anche lavoro. È difficile riempire le sale ma noi siamo contenti di provare a farlo con una musica diversa, non banale, non commerciale. Ci piace di brutto.