La stagione è finita, andiamo in pace: amen. Il fedele esce dal confessionale assolto dai suoi peccati, ma con riserva. Con riserva perché alcuni di questi peccati andavano forse confessati prima. L’assoluzione sotto forma di salvezza sul campo però c’è, o meglio ci sarà, e più di così al parroco Attilio Caja non si poteva chiedere, onestamente. Ci abbiamo sperato ai playoff, è inutile nasconderlo,
ma ogni anno i sogni primaverili si infrangono contro una realtà ormai consolidata e ripetitiva: Varese si sveglia sempre troppo tardi. Questione di incastri, di scelte, di chimica, di tutto ciò che volete: fatto sta che per la quarta stagione consecutiva dopo il 2013, dopo gli Indimenticabili di Vitucci, la post season così come le Final Eight il tifoso biancorosso le guarda dal divano.
La partita con Reggio Emilia non è stata decisiva, ha solamente fatto scendere quasi definitivamente il sipario sulla stagione. E, alla luce della situazione ereditata a fine dicembre da Caja, essere qui a rimpiangere i playoff è tanto paradossale quanto impensabile. Reggio Emilia è il luogo della delusione ma non del peccato, non è la pietra dello scandalo, piuttosto del rimorso per non essersi svegliati prima. L’entusiasmo risvegliato da Caja, così come quello che ha riempito piazza Monte Grappa per le Final Four di Chalon, meritano un epilogo diverso rispetto a quello delle ultime stagioni. Purtroppo però nello sport non esiste un’equazione perfetta, aspettative e risorse non vanno sempre di pari passo. Perciò teniamoci buono ciò che c’è: una Serie A che rivedremo l’anno prossimo su questi schermi, e non era nemmeno così scontato. Se solo Caja fosse arrivato prima, se solo Maynor fosse entrato in forma prima, se solo Johnson fosse stato preso prima, se solo Campani non si fosse fatto male, se solo Anosike avesse avuto questo rendimento fin dall’inizio, se solo Ferrero fosse stato preso prima in considerazione, se solo Kangur fosse stato centellinato come da Caja. Troppi se per fare i playoff. Playoff che non sono sfumati domenica a Reggio Emilia, bensì prima, in tutti gli errori commessi che hanno aperto a questa “quarta fantastica stagione fallimentare”.