Uomini liberi e dove trovarli

Il suggeritore di Roberta Colombo

Quando si parla di libertà si pensa subito a spazi infiniti, a molteplici connessioni, all’assenza di barriere fisiche e d’opinione. Dovrebbe essere lo scenario di oggi, giusto? Il nostro mondo, quello che ci ha tolto il guinzaglio delle regole (ma ci ha lasciato un telefono), ci ha dato un calcio e ci ha lasciato liberi, a quanto pare, allo stato brado in questo mondo privo di punti cardinali.

Così liberi che che a volte ci sentiamo schiavi. Sì perché quella di oggi è una “finta libertà”, è l’illusione di essere chi vogliamo quando in realtà dobbiamo essere come gli altri vogliono. Dobbiamo definirci, in qualche modo: se siamo una cosa non possiamo esserne un’altra.

Quanti sono e e quali sono oggi gli uomini e le donne che si sentono davvero liberi? Soprattutto: dove sono? Il teatro potrebbe essere un punto di partenza per andare a cercarli.

Qualcuno potrebbe pensare che un attore su un palco non sia poi così libero: può muoversi come vuole ma è costretto in uno spazio circoscritto e ben definito. Ha delle regole: l’uso della voce, un copione da rispettare, una regia, le luci che lo guidano… Eppure lo spettatore lo invidia profondamente e vorrebbe essere lui, baratterebbe la sua inutile libertà per essere su quel palco di quattro metri per quattro. Questo perché è conscio di come la mente dell’attore

sia più aperta rispetto alla sua, privata di quelle dannate e maledette DEFINIZIONI. Definire qualcosa rende quest’ultima inevitabilmente un oggetto, una merce di scambio, un prodotto, un brand, un nome, una scritta, uno spartiacque, una tirannia della personalità. L’attore è libero di essere chi vuole e di immaginare il mondo che vuole. L’attore è libero perché se ha ottant’anni ma si sente un bambino nessuno lo giudicherà, perché è su un palcoscenico.

L’attore è libero perché ha capito che agli altri fa comodo vederti solo in un modo, darti un contorno, un nome, un nickname, un profilo facebook, un look, un’età, una nazione, una carta d’identità. L’attore è libero perché piano piano si libera degli schemi mentali e delle convenzioni, di quelle vere. Anche i cosiddetti anticonformisti, gli alternativi, quelli che sposano idee contro qualcosa o qualcuno, quelli che vogliono essere diversi a tutti i costi, sono intrappolati in una rete prefabbricata. Si danno un nome e questo è già una condanna.

Il pubblico, sulla sua poltrona, sa, sente che quello che vede esprimersi sul palco è amore, piuttosto che odio, rancore, invidia, gioia… Lo sa e basta senza che qualcuno glielo descriva o lo sezioni minuziosamente con un dizionario. Perché è naturale, è innato, è spontaneo, è istinto, è animale, è uomo, è donna. È. E nonostante questo, si guarda più televisione e si va meno a teatro. Perché? Perché la libertà, quella vera, fa paura. La verità fa paura. Le emozioni fanno paura e, sentirle davvero, viverle in empatia con gli altri fa paura.

Non siamo più abituati all’odore, al tatto, al contatto, al calore. Lo stato ha paura degli uomini. Un uomo mentalmente libero, che non si autodefinisce, non puoi controllarlo.

Il teatro fa paura quindi? Può essere. Cicerone affermava che “ …gli attori sono personaggi pericolosi che devono vivere fuori dalla città”. Già allora la libertà faceva più paura della schiavitù.

Non tutti possono essere attori nella vita ma vivere come un attore, questo sì, sarebbe un grande passo verso sé stessi.