Proseguiamo il nostro viaggio tra i tifosi per capirne attese, volontà e speranze in questo momento complicato in casa Varese Calcio.
Federico Bozzoli
“Guardiano del Franco Ossola”, insieme al Varese dai tempi di Colantuoni e Marotta. «C’è delusione, per una stagione in cui cambiare allenatori non è servito e ovviamente per le vicende societarie che continuano a trascinarsi. Manca chiarezza, totale. La minoranza ha lanciato il suo progetto ma non l’ha presentato al CdA e alla maggioranza, che da parte sua continua a rimandare risposte esaustive. Io sono sempre allo stadio e mi rendo conto che
sia necessario ritrovare entusiasmo: per farlo bisognerà costruire una squadra forte, con giovani che vogliono emergere guidati da un allenatore importante; di grandi campioni che fanno le bizze non ne servono. Secondo me l’uomo giusto per la panchina è Iacolino, di cui si è tanto parlato l’anno scorso e se ne parla tutt’ora. Io, allo stadio a tifare Varese, ci sarò sempre: per riportare tutti gli altri tifosi bisogna ritrovare l’entusiasmo perduto».
Maurizio Bertani
Il presidente del gruppo Terzo Tempo e membro del direttivo dell’associazione dei tifosi ha il Varese… sempre in testa. «Se tutti vogliono il bene del Varese, baciano la maglia, accarezzano la sciarpa, ma poi vanno tutti per conto proprio, non si può andare lontano. Vorrei poi capire se tutto ciò che viene detto è supportato dalla verità: di parole ne sono state dette tante, ma servono i fatti; e questi vanno discussi nelle sedi opportune. L’annata è stata portata avanti con il supporto economico di chi sta reggendo la società: bisogna dare atto e rispetto a chi si sta impegnando. Ci tengo a sottolineare che l’associazioni non prende le parti di nessuno: noi siamo tifosi, e facciamo i tifosi. Resto però dell’idea che lavorando insieme, e non divisi, saremmo già in Lega Pro e con un’immagine diversa da quella attuale».
Storico abbonato della Curva Nord, tifa i colori biancorossi e non i suoi protagonisti da 60 anni: con un’unica eccezione, Anastasi. «Le situazioni che stiamo vivendo non fanno bene né al Varese, né a chi ama il Varese: si sta facendo sparire l’entusiasmo. È ora che in società si mettano d’accordo: lo facciano anche per i bimbi del settore giovanile e della scuola calcio e i loro genitori. Si parli chiaro, si facciano i fatti: sparate e promesse fanno solo il male dei nostri colori. E se non si fosse in grado di andare avanti, si consegnino le chiavi al sindaco: un’annata come questa ai tifosi fa male».
Andrea Marelli (con Gheller)
Con la penna o con il microfono della radio, racconta un solo amore, incondizionato: quello per il Varese e i colori biancorossi. «Per me il calcio è divertimento: e non mi sto divertendo più. Lo vivo come una passione: un tifoso come me non va al Franco Ossola, ma ne respira l’aria. Dopo una pausa, tornai allo stadio quando arrivò Sannino: c’era il deserto. Ma con lui, Sogliano e giocatori forse senza nome ma di certo con gli attributi, l’aria cambiò. Quell’aria ci trascinò da lì fino a Maran, persino Castori. Poi, sparì. L’ho risentita solo qualche anno dopo. Quando? Varese-Tradate, Coppa Italia Eccellenza, la prima partita dopo la rinascita: quell’aria trascinante, quel calore, erano tornati, e sono rimasti fino alla festa promozione e del 106o compleanno. In questo momento c’è qualcuno che la sente ancora? Io penso di no: qualcuno deve chiedersi il perché. Sono amareggiato».
Roberto Speroni e Daniela Tamborini
Il Franco Ossola fu galeotto, facendo incontrare la bambina diventata grande sugli spalti di Masnago e la “voce” della tribuna. «C’è l’impressione che in pochi credano ancora al progetto della maggioranza. La speranza è che torni Enzo Rosa, di cui conosciamo benissimo l’attaccamento e l’amore per il Varese, insieme a Gabriele Ciavarrella: mi pare che in tanti stiano con loro. Basta bagarre societarie, torniamo a parlare di calcio, programmando una stagione in cui si faccia il passo lungo quanto la gamba invece di promettere le montagne. Ripartiamo dai nostri giovani, da chi vuole emergere, e non da grandi giocatori con la pancia piena. In quest’ottica sarebbe ideale un ritorno di Giorgio Scapini. Al momento, ad essere sinceri, non credo che sottoscriveremo ancora l’abbonamento: nel nostro piccolo, l’unica forma di dissenso possibile».
Marco Tomasetto
Abbonato dagli anni 70, Social Media Official Supporter della serie B, cultore del casino organizzato di Fascetti, del calcio olandese e delle divise da gioco. «Non sono preoccupato: da quando seguo il Varese ne ho visto talmente tante… Vediamo cosa accade. L’unico consiglio che potrei dare alla società è di organizzare un incontro pubblico, aperto ai tifosi che si sono abbonati dalla rinascita in poi, per spiegare come si intende affrontare il futuro in termini di risorse, progetto tecnico, strutture, settore giovanile. Un’assemblea, con i proprietari “morali” del Varese: a cui non interessa quanto accaduto nel passato, ma solo cosa accadrà nel futuro».
Stefano Ferrè
Nato legnanese, diventato biancorosso nel cuore della società. «Il colpo delle dimissioni del presidente ha destabilizzato tutti i tifosi che stavano sperando nel futuro. Si sono sentiti traditi: la stabilità, più dei risultati, è ciò che sognano. Quando accade una cosa così, e si aggiungono battaglie e litigi, è normale che ci si faccia domande e che l’entusiasmo vada spegnendosi. Il compito di chi dirigerà sarà questo: non serve promettere ripescaggi, ma solo dare serenità per ritrovare entusiasmo. Non voglio essere uno dei 1000 che fanno polemica, ma capisco chi non si fida più e la proprietà non può esserne stupita o offesa. Da tifoso vorrei solo sapere cosa aspettarmi dal futuro: programmi, volontà, risorse. Ora il tempo stringe: alle parole devono seguire i fatti. E chi manterrà la parola data avrà con sé i tifosi: a cui interessa solo il Varese».