BUSTO ARSIZIO – Alessandro Maja è capace di intendere e di volere e di stare in giudizio. È quando emerso dalla perizia disposta dalla Corte D’Assise di Busto Arsizio, firmata dal dottor Marco Lagazzi, sul 57enne di Samarate che un anno fa, nella notte tra il 3 e il 4 maggio, uccise la moglie Stefania Pivetta, la figlia Giulia di 16 anni e tentò di uccidere il figlio maggiore Nicolò. Maja, detenuto nel
carcere di Monza, avrebbe comunicato poco con il figlio Nicolò, dopo quanto accaduto, se non con poche righe. Il suo profilo, secondo la prima difesa (vi è stata una sostituzione del legale per cause di forza maggiore), sarebbe stato caratterizzato da un vuoto di contatto con la realtà che, però, secondo il perito non influisce sul processo. Il giovane, poco prima della tragedia, aveva ottenuto il brevetto da pilota, suo grande sogno.