Delpini: “Prendete il largo”. Ma la festa del seminario è segnata dalla crisi delle vocazioni

A Venegono si celebrano i 90 anni dell’istituto, ma i pochi seminaristi rendono difficile parlare di festa. L’arcivescovo: “Il prete è un uomo della Verità”.

VENEGONO INFERIORE – «Il prete non è un organizzatore, né un professionista, ma un uomo segnato dalla Verità di Dio». Così l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha aperto la sua riflessione durante la Festa del Seminario, celebrata il 1° maggio a Venegono Inferiore, in occasione dei novant’anni della storica casa di formazione del clero ambrosiano.

Una giornata di sole, scandita dalla concelebrazione eucaristica nella basilica della Divina Sapienza, alla presenza di numerosi fedeli e autorità civili, tra cui il prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello. Accanto a Delpini, il rettore don Enrico Castagna e il collega comasco don Alessandro Alberti, a testimoniare la collaborazione ormai consolidata tra le due diocesi. Da due anni, infatti, anche i seminaristi della diocesi di Como frequentano Venegono.

Tuttavia, al di là del tono ufficiale della ricorrenza, il contesto attuale non lascia spazio a facili trionfalismi. A segnare profondamente questa edizione della festa è la crescente crisi delle vocazioni sacerdotali. Gli spazi del seminario, un tempo pieni, oggi appaiono perlopiù vuoti, e i pochi giovani presenti non bastano a nascondere un dato ormai evidente: l’istituto che novant’anni fa apriva con grandi prospettive, oggi fronteggia una sfida esistenziale.

È lo stesso arcivescovo, nel suo intervento, a suggerire indirettamente questa realtà, quando afferma che «il prete non è colui che si distingue per l’abito o l’organizzazione, ma è colui che ha lasciato tutto per la Verità che lo ha affascinato». Un richiamo al cuore della vocazione, ma anche un appello, forse, rivolto a una generazione che fatica a lasciarsi interrogare.

Nel suo discorso, Delpini ha parlato ai giovani presenti con parole dense di simbolismo: «Interrogo le libertà che non si fidano, le giovinezze che non raccolgono l’invito a prendere il largo». E ancora, citando l’immagine della barca ferma in porto: «È triste la vita che invecchia senza mai navigare verso orizzonti nuovi».

La festa ha avuto anche momenti più leggeri, come il riferimento scherzoso del presule alla vittoria della squadra ambrosiana nel torneo calcistico dei seminari lombardi, con un ammiccamento ai seminaristi comaschi: «Mi spiace, ma la coppa è ancora custodita qui».

Ma il sorriso non può cancellare del tutto la consapevolezza che l’attuale momento storico richiede riflessione profonda. A poco più di un mese dall’ordinazione di undici nuovi sacerdoti (in programma il 7 giugno in Duomo), la Chiesa ambrosiana si trova a fare i conti con numeri esigui, rispetto al passato.

In un tempo in cui il vento delle vocazioni soffia più debole, la sfida – come suggerito dallo stesso Delpini – è forse quella di tornare a spiegare le vele, confidando in quello Spirito che, come ha ricordato nell’omelia, «può far rinascere anche ciò che sembra ormai vecchio».