Una drammatica richiesta d’aiuto ha acceso i riflettori su una vicenda complessa, dolorosa e forse non ancora conclusa. «Temo che tra poco perderò la casa», ha detto al telefono uno dei due protagonisti, pochi giorni prima che la forza pubblica arrivasse a Caravate per eseguire lo sfratto esecutivo.
La storia, che affonda le radici nel 2008, ruota attorno a un intreccio giuridico legato al pignoramento di immobili e ai diritti reali che coinvolgono un debitore e i suoi familiari. Tutto ha avuto inizio con il pignoramento di un capannone a Monvalle, seguito da quello della casa a Caravate, abitata dalla madre del debitore, titolare dell’usufrutto. Una procedura lunga, frammentata e costellata di anomalie: atti spariti, perizie tecniche su presunte manomissioni informatiche, ricorsi giudiziari mai del tutto accolti.
Le aste andate deserte, il progressivo abbattimento del valore dell’immobile da 400.000 a 90.000 euro, e infine la vendita a un prezzo ritenuto “irrisorio” dai legali della famiglia, hanno alimentato frustrazione e sospetti. Nonostante denunce e opposizioni, il fascicolo è stato archiviato, e lo sfratto è arrivato inesorabile lunedì scorso, costringendo la coppia – due cittadini ultrasessantenni noti e stimati a Caravate – a lasciare la propria abitazione.
Il sindaco Nicola Tardugno si è subito attivato per cercare una soluzione:
«Mi ha colpito la dignità con cui questa coppia ha affrontato la vicenda. Sono persone educate, ben integrate nella vita del paese, e forse si sarebbe potuto attendere fino a settembre, quando potranno finalmente accedere al nuovo alloggio», ha dichiarato.
La coppia, infatti, ha già firmato un contratto di locazione, ma potrà entrare nella nuova casa solo dal 15 settembre. Nel frattempo, il Comune si sta impegnando per garantire loro una sistemazione temporanea e un sostegno umano, prima ancora che materiale.
La comunità di Caravate si è stretta attorno ai suoi concittadini, mentre i legali della famiglia annunciano possibili sviluppi giudiziari nei prossimi giorni. Una vicenda esemplare, che mostra come la distanza tra il diritto e la giustizia percepita possa diventare drammaticamente concreta – e che, al di là dei codici, coinvolge vite, persone, dignità.