BUSTO ARSIZIO – La Rai dovrà risarcire con 50mila euro due associazioni, AnLoD (Associazione per la Lotta contro le Discriminazioni) e Slc-CGIL, dopo essere stata riconosciuta colpevole di discriminazione nei confronti di dipendenti e collaboratori impegnati in attività politiche o referendarie. La sentenza, firmata dalla giudice Franca Molinari del Tribunale del Lavoro di Busto Arsizio, riguarda una controversa circolare emanata il 5 maggio dall’amministratore delegato Giampaolo Rossi.
Il provvedimento aziendale, rivolto a tutto il personale Rai – compresi collaboratori a partita IVA e co.co.co. – imponeva a chi si candidava alle elezioni amministrative, anche in piccoli comuni, di ricorrere a ferie, permessi o aspettativa. Inoltre, i lavoratori impegnati in campagne referendarie erano tenuti a comunicarlo all’azienda, che avrebbe rimosso il loro nome dai titoli di coda dei programmi.
Secondo la giudice, queste disposizioni costituivano una «discriminazione diretta di tipo collettivo», penalizzando chi, nella propria vita privata, esercitava libertà di pensiero e di partecipazione politica garantite dalla Costituzione. In particolare, la circolare risultava in contrasto con l’articolo 21, che tutela la libertà di espressione, e con il diritto di partecipare alla vita pubblica senza subire discriminazioni.
La condanna prevede il pagamento di 25mila euro a ciascuna associazione ricorrente, oltre a 6mila euro di spese processuali, e l’obbligo per la Rai di eliminare ogni disposizione interna ritenuta discriminatoria. Il verdetto arriva in un momento già delicato per l’emittente, all’indomani di un’altra discussa circolare di Viale Mazzini che limita l’uso dei social da parte del personale.