A quasi cinque anni dalla morte di Diego Armando Maradona, l’ombra del mistero continua ad avvolgere la gestione della sua eredità. Secondo quanto emerso, nel 2015 il patrimonio del campione argentino era stimato in circa nove milioni di dollari. Con l’arrivo dell’avvocato Matías Morla, le cifre sarebbero lievitate fino a toccare i tredici milioni. La domanda che oggi scuote familiari, avvocati e tribunali è dove si trovi realmente questa somma.
Il sospetto è che parte del patrimonio possa essere stata occultata attraverso trasferimenti in conti esteri o investimenti difficili da tracciare. Maradona, negli ultimi anni di vita, aveva infatti rapporti e contratti in diversi Paesi, dalle collaborazioni sportive in Medio Oriente alle attività imprenditoriali in Argentina, passando per sponsorizzazioni e apparizioni pagate. Questa complessa rete di introiti rende arduo stabilire con precisione l’ammontare delle ricchezze rimaste.
A complicare il quadro ci sono le numerose controversie legali tra i suoi eredi, che comprendono figli riconosciuti e presunti, oltre ad ex compagne e collaboratori. Ogni parte rivendica diritti su una fetta dell’eredità e non mancano accuse reciproche di appropriazione indebita e cattiva gestione.
Le autorità argentine stanno cercando di ricostruire i movimenti finanziari degli ultimi anni di Maradona, esaminando contratti, transazioni bancarie e possibili conti offshore. Tuttavia, la mancanza di trasparenza e la frammentazione degli asset rendono il lavoro estremamente complesso.
Per il momento, il tesoro di tredici milioni di dollari resta un enigma. Un mistero che, tra carte bollate e indagini internazionali, rischia di accompagnare ancora a lungo la memoria del più iconico numero dieci della storia del calcio.