MILANO – La polizia ha eseguito questa mattina, con l’ufficiale giudiziario, l’ordine di sfratto emesso nei confronti dello storico centro sociale Leoncavallo a Milano. L’ordine era stato rinviato numerose volte.Lo sfratto del centro sociale di via Watteau era stato rinviato un centinaio di volte e lo scorso novembre il ministero dell’Interno era stato condannato a risarcire 3
milioni ai Cabassi, proprietari dell’area, proprio per il mancato sgombero.Nei mesi scorsi l’associazione Mamme del Leoncavallo aveva presentato una manifestazione d’interesse al Comune per un immobile in via San Dionigi che poteva rappresentare un primo passo per lo spostamento del centro sociale dall’attuale spazio. Lo storico ‘Leonka’ di Milano occupa lo spazio in via Watteau dal 1994.
Meloni: in Stato diritto non possono esistere zone franche
“In uno Stato di diritto non possono esistere zone franche o aree sottratte alla legalità”. Lo afferma sui social la premier Giorgia Meloni dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano. “Le occupazioni abusive – aggiunge – sono un danno per la sicurezza, per i cittadini e per le comunità che rispettano le regole. Il Governo continuerà a far sì che la legge venga rispettata, sempre e ovunque: è la condizione essenziale per difendere i diritti di tutti”.
Salvini: afuera!
“Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!”. Lo scrive sui social il leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, commentando l’avvio dello sgombro del centro sociale Leoncavallo a Milano.
Piantedosi: fine di una lunga stagione di illegalità
“Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo segna la fine di una lunga stagione di illegalità. Per trent’anni quell’immobile è stato occupato abusivamente. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell’occupazione. Oggi finalmente viene ristabilita la legalità”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive. Dall’inizio del nostro mandato sono già stati sgomberati quasi 4mila immobili, tra alloggi di edilizia residenziale pubblica ed edifici di particolare rilievo. Lo sgombero del Leoncavallo è solo un altro passo di una strategia costante e determinata che porteremo ancora avanti”, conclude Piantedosi.
La Prefettura: così si evitano ulteriori azioni risarcitorie nei confronti dello Stato
L’esecuzione dello sgombero del centro sociale Leoncavallo “consentirà anche di evitare ulteriori azioni risarcitorie nei confronti dello Stato”. A chiarirlo è la Prefettura di Milano che, in una nota, ricorda che “nella mattinata odierna hanno avuto luogo le operazioni di sgombero dell’immobile in Via Watteau numero 7 a Milano di proprietà della società ‘L’Orologio srl’, occupato abusivamente da parte della ‘Associazione mamme antifasciste del Leoncavallo’.
“Al termine delle operazioni, la struttura è stato riconsegnata alla proprietà per la sua messa in sicurezza – continua Palazzo Diotti -. L’immobile in questione era stato occupato senza titolo dal settembre 1994, e l’autorità giudiziaria aveva da tempo condannato gli occupanti a rilasciare l’immobile. Dal 2005 vi sono stati numerosi tentativi di accesso da parte dell’ufficiale giudiziario, risultati infruttuosi”.
“Al riguardo – conclude la Prefettura -, la società proprietaria aveva promosso anche un’azione risarcitoria per il danno subito dal ritardo nell’esecuzione dell’ordine giudiziario di rilascio dell’immobile occupato e da ultimo la Corte di Appello di Milano – Seconda Sezione Civile, con sentenza resa il 29 ottobre 2024, aveva condannato il ministero dell’Interno al risarcimento del danno a favore della società proprietaria, nella misura di 3.309.150 euro (303.915 euro all’anno per gli ultimi dieci anni), nonché alle spese e agli interessi legali”.
Fontana: sgombero abbia effetto definitivo
“Verrebbe da dire, viste anche le condizioni climatiche di queste ore a Milano, ‘tanto tuonò che piovve!’. Ripristinare la legalità dovrebbe essere la normalità, con il Leoncavallo non è stato proprio così”. Così, sui suoi profili social, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, sullo sgombero del Leoncavallo a Milano.
“Speriamo – aggiunge il governatore – che l’azione delle forze dell’ordine, cui va il nostro ringraziamento, abbia un effetto definitivo”.
Sala: Comune non avvisato dello sfratto. Leoncavallo un valore
“Ieri ero a Palazzo Marino, impegnato in incontri di lavoro. Ho delegato il vicecomandante della Polizia locale in mia rappresentanza a partecipare al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza che, come consuetudine, si tiene ogni mercoledì. In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo”. Lo afferma, in una nota, il sindaco di Milano Giuseppe Sala. “Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite”, aggiunge il primo cittadino che definisce il centro sociale “un valore storico e sociale nella nostra città. Ho ricevuto stamattina dal Prefetto la notizia”.
Sala: il Leoncavallo deve continuare a emettere cultura
Il Leoncavallo “deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità”. È la convinzione del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che in una nota conferma “la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale”.
“L’intervento sul Leoncavallo era sì previsto, ma per il 9 settembre – ricorda il primo cittadino -. In considerazione di questa timeline ufficiale, come Comune avevamo continuato, con i responsabili del Leoncavallo, un confronto che portasse alla piena legalità tutta l’iniziativa del centro. Si stavano valutando varie soluzioni a norma di legge, che potessero andare nel senso auspicato. Sono convinto, e l’ho già dichiarato in precedenza, che il Leoncavallo rivesta un valore storico e sociale nella nostra città. È la mia opinione, so che le mie parole non troveranno d’accordo tutti. A mio parere, questo centro sociale deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Da anni e anni è un luogo pacifico di impegno. Confermo la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale”.
Leoncavallo, attivisti convocano assemblea davanti al centro sociale: ora decide Milano
Gli attivisti del Leoncavallo hanno convocato un’assemblea pubblica davanti al centro sociale, in via Watteau a Milano, per le 18 di oggi. “Bloccati da blindati e forze dell’ordine tutti gli ingressi di via Watteau 7, dove il Leoncavallo si era trasferito nel 1994, a seguito di un primo sgombero, anch’esso agostano, con successiva rioccupazione di un altro stabile – scrivono gli attivisti -. L’indicazione per i solidali è di presidiare via Stella all’angolo con via Bettoni, subito a nord del centro sociale. Alle ore 18, invece, indetta un’assemblea pubblica all’esterno del Leoncavallo”. “Il prefetto Piantedosi – sottolineano dal Leoncavallo – l’aveva promesso alla destra: il centro sociale più famoso d’Italia deve scomparire. I simboli fanno paura, la storia ancora di più. Lanciamo quindi un presidio e un’assemblea pubblica oggi alle 18 in via Watteau. Ora decide Milano”. Lo sfratto era stato rinviato a luglio, e calendarizzato per il 9 settembre, “in realtà blindati, ufficiale giudiziario e forze dell’ordine si sono presentati, a sorpresa, già oggi, 21 agosto. Con loro pure i legali dell’immobiliare Orologio della famiglia Cabassi, a cui – secondo la Corte d’Appello di Milano – andrebbe 3 milioni di euro a titolo di ‘risarcimento’; soldi che il Viminale ha ora chiesto all’associazione Mamme del Leoncavallo”.