Ricorre oggi, 23 agosto, il 31mo anniversario di “Grace” che, pubblicato nel 1994, è l’unico album in studio di Jeff Buckley e segna l’apice della sua breve ma intensa carriera. Registra suoni che mescolano il rock alternativo, il folk e il jazz-rock, frutto di una produzione raffinata curata con Andy Wallace nei Bearsville Studios di Woodstock, New York.
L’album non ottiene subito il successo sperato ma conquista nel tempo un posto di rilievo nella storia della musica. Oggi è considerato una pietra miliare degli anni Novanta, citato tra i migliori album del decennio e inserito nelle classifiche dei più grandi di tutti i tempi. Critici e artisti illustri ne riconoscono l’importanza; Rolling Stone lo annovera nella sua lista dei 500 migliori album, mentre Jimmy Page e Robert Plant lo hanno indicato tra i dischi preferiti del decennio.
Musicalmente, Grace si distingue per la potenza emotiva della voce di Buckley e per un repertorio che include brani originali come “Mojo Pin”, “Last Goodbye” e “Dream Brother”, oltre a cover memorabili quali “Lilac Wine”, “Corpus Christi Carol” e la celebre “Hallelujah” di Leonard Cohen. Quest’ultima, pur non essendo inizialmente estratta come singolo, diventa iconica e riceve numerosi riconoscimenti, entrando nelle classifiche e guadagnando il platino.
L’impatto emotivo dell’album è stato profondo, fino ad essere definito da un critico “un capolavoro romantico” e da altri “un’opera romantica essenziale”, fatto sta che l’album ha lasciato un segno duraturo, e ha reso Buckley ancora più leggendario, dopo la sua triste e misteriosa fine, prematura.