Strage di Pioltello, assolti i vertici di Rfi: “Non potevano sapere del giunto difettoso”

Nelle motivazioni della sentenza i giudici escludono responsabilità dell’ex ad Gentile e degli altri manager. Condannato a 5 anni l’ex capo dell’Unità manutentiva

MILANO – Il Tribunale di Milano ha depositato le motivazioni della sentenza sul disastro ferroviario di Pioltello del 2018, che costò la vita a tre persone e causò oltre 100 feriti. Gli otto imputati tra dirigenti e vertici di Rete ferroviaria italiana – compreso l’ex amministratore delegato Maurizio Gentile e la stessa società – sono stati assolti “per non aver commesso il fatto”.

Nelle quasi 340 pagine, i giudici della quinta penale (Canevini, Messina, Papagno) hanno chiarito che il processo “non ha consentito di accertare, al di là di ogni dubbio ragionevole, le ipotizzate carenze nel sistema di gestione della sicurezza ferroviaria imputate all’amministratore delegato”.

La dinamica dell’incidente

Viene ribadita l’“incontestata ricostruzione” dell’accaduto: il deragliamento fu causato dalla rottura di un giunto ammalorato nel cosiddetto “punto zero”. Quel difetto era stato rilevato in precedenza dagli operatori di manutenzione, aspetto che per i giudici “comporta già l’irrilevanza di tutte le contestazioni addebitate a Gentile” riguardo la gestione generale della sicurezza in Rfi.

Le responsabilità

Secondo i giudici, i manager non disponevano di “flussi informativi effettivi” sullo stato del giunto e non potevano intervenire. Nessuna condotta commissiva o omissiva può dunque essere attribuita ai vertici. L’unico ritenuto responsabile è Marco Albanesi, ex capo dell’Unità manutentiva, condannato a 5 anni e 3 mesi per “colposa sottovalutazione del rischio, a lui noto, di rottura del giunto”.

Le richieste della Procura

I pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti, con l’aggiunta Tiziana Siciliano, avevano chiesto cinque condanne (tra cui quella dell’ex ad Gentile e della stessa Rfi) e pene fino a 8 anni e 4 mesi. Ora la Procura potrà ricorrere in appello.

Nelle motivazioni viene comunque analizzato il modello di gestione della manutenzione adottato da Rfi all’epoca dei fatti, ma – sottolineano i giudici – non sono emerse prove che consentissero di attribuire responsabilità penali ai vertici aziendali.