A San Patrignano Meloni si congratula con la comunità. “Questo è il vero insegnamento”

Nel 2020 la storia della comunità è stata al centro di una serie su Netflix in cinque episodi (nelle immagini dal web la premier in visita a San Patrignano)

RIMINI – Mercoledì 27 agosto, dopo il meeting di Rimini, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto visita alla comunità di San Patrignano. È stata accolta con calore dagli ospiti e ha subito espresso il suo ringraziamento, sottolineando che non era lì per fare discorsi solenni.

«Non volevo rubare tempo e non vengo qui a fare discorsi particolari. Questa realtà potrà sempre contare sul governo italiano», ha detto rivolgendosi agli ospiti della mensa e dell’aula comune. Ha proseguito con parole di grande ammirazione. «Voi avete applaudito me, ma sono io che devo applaudire voi». Ha definito i presenti come persone capaci di rialzarsi dopo una caduta e in grado di trasmettere forza, coraggio e umanità a chi incontrerà nel futuro. «Io sono qui per imparare da voi – ha aggiunto – In bocca al lupo per il vostro futuro, credete sempre in voi stessi».

Al termine della visita ha ricevuto un mazzo di fiori e ha partecipato a una foto di gruppo con i membri della comunità e il personale.

La storia di San Patrignano tra luci e ombre

Fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli a Coriano, in provincia di Rimini, San Patrignano nacque come comunità di recupero per tossicodipendenti in un’epoca in cui l’Italia stava vivendo una vera emergenza droga. L’approccio di Muccioli fu inizialmente rivoluzionario: offrire ospitalità gratuita, lavoro e disciplina a chi non aveva alternative.

Negli anni Ottanta la comunità crebbe rapidamente fino a diventare una delle più grandi realtà di recupero in Europa. Accanto alle attività agricole e artigianali sorsero settori produttivi che permisero agli ospiti di lavorare e reinserirsi gradualmente nella società. San Patrignano divenne così un simbolo di speranza e di rinascita.

Non mancarono tuttavia le ombre. Muccioli fu più volte accusato di metodi autoritari e coercitivi. Nel 1983 venne processato per il cosiddetto caso delle catene, quando alcuni ospiti furono legati per impedirne la fuga. Fu assolto in primo grado ma condannato per sequestro di persona in appello con pena sospesa. Nel 1994 un nuovo processo lo vide coinvolto con accuse di maltrattamenti, ma la morte lo colse nel 1995 prima della sentenza definitiva.

Dopo la sua scomparsa la comunità ha attraversato momenti difficili ma è riuscita a rinnovarsi. Oggi accoglie centinaia di persone ogni anno, continuando a proporre percorsi di riabilitazione gratuiti, senza costi per le famiglie. Al centro restano il lavoro, lo studio e la responsabilità come strumenti di riscatto.

San Patrignano è quindi una realtà complessa, segnata da contraddizioni e dibattiti, ma che rimane una delle esperienze più significative di recupero dalle dipendenze in Italia e nel mondo.