Una teoria a metà tra fantascienza e cronaca internazionale scuote il mondo dello sport: la Cina avrebbe “intercettato” dati cerebrali di alcuni tra i più grandi atleti del pianeta, tra cui Jannik Sinner. È questa la suggestiva ipotesi lanciata dal giornalista investigativo Pablo Torre nel suo podcast Pablo Torre Finds Out.
Il punto di partenza è un dispositivo sviluppato da un’azienda nata ad Harvard: una fascia da circa 280 dollari, dotata di elettrodi, capace di monitorare l’attività cerebrale. L’obiettivo ufficiale è aiutare chi la indossa a migliorare concentrazione e capacità di rilassamento. Secondo Torre, però, la compagnia si sarebbe trasferita in Cina, diventando un tassello degli ambiziosi programmi che uniscono ricerca scientifica e applicazioni militari. Una parte dei dati raccolti, inoltre, sarebbe stata trafugata.
Le presunte vittime di questo “furto” tecnologico sarebbero atleti di fama mondiale: oltre a Jannik Sinner, anche la campionessa di sci Mikaela Shiffrin, l’ex numero uno del tennis femminile Iga Świątek e diversi calciatori della Premier League.
A supportare la tesi, nel podcast è intervenuto anche il dottor Riccardo Ceccarelli, fondatore di Formula Medicine, che ha utilizzato il dispositivo per scopi di allenamento mentale. “Abbiamo osservato come reagisce il cervello in condizioni di stress, ad esempio durante un match point o un tie-break”, ha spiegato. Un’applicazione che, in ambito sportivo, punta a rendere gli atleti più lucidi nei momenti decisivi, ma che secondo Torre potrebbe essere finita nelle mani sbagliate.