Nursing Up contro il piano infermieri dall’Uzbekistan: “La Lombardia perde i suoi migliori professionisti”

Il presidente Antonio De Palma critica l’accordo tra Regione Lombardia e la Repubblica dell’Uzbekistan per l’arrivo di 210 infermieri entro il 2026: “Servono stipendi dignitosi e politiche serie, non soluzioni-tampone”.

«Prima i sudamericani, ora gli uzbeki. E domani? Chissà cosa ci aspetta. Ma la realtà non cambia: la Lombardia continua a perdere i suoi migliori infermieri».
Con queste parole Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up, commenta l’annuncio dell’accordo siglato tra Regione Lombardia e la Repubblica dell’Uzbekistan per l’arrivo di 210 infermieri entro il 2026.

Secondo De Palma, l’iniziativa rappresenta l’ennesima soluzione-tampone, che non affronta la radice del problema: «Servono condizioni di lavoro dignitose e stipendi competitivi per trattenere i professionisti italiani».
L’accordo, illustrato dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso, prevede corsi di lingua italiana a Tashkent e Samarcanda per i candidati uzbeki, che dovrebbero poi entrare nel sistema sanitario lombardo.

“10mila infermieri mancanti, 500 fuggono ogni anno in Svizzera”

Il leader del sindacato denuncia una situazione ormai fuori controllo:

«Ancora una volta si punta su scorciatoie estemporanee che ignorano la drammatica realtà: in Lombardia mancano oltre 10.000 infermieri, e ogni anno circa 500 professionisti lasciano la regione per lavorare nella vicina Svizzera, vera isola felice per chi sceglie questa professione».

De Palma richiama anche i precedenti tentativi regionali di reclutamento internazionale, come il “Progetto Magellano” voluto dallo stesso Bertolaso, che aveva portato in Lombardia infermieri sudamericani formati in corsi accelerati.

«Allora si diceva che i sudamericani fossero culturalmente più vicini a noi, oggi si punta sugli uzbeki: una linea contraddittoria e improvvisata, che non risolve la carenza strutturale di personale».

“Non servono missioni all’estero, ma valorizzare chi già lavora”

Per il Nursing Up, la crisi della sanità lombarda resta segnata da liste d’attesa interminabili, reparti sotto organico e personale allo stremo.

«Pensare di colmare le falle del sistema con progetti spot è una pericolosa illusione. Non servono missioni all’estero in stile “moderno Marco Polo”, ma politiche concrete di valorizzazione del personale già presente. A partire da un punto imprescindibile: l’estensione della libera professione agli infermieri e alle ostetriche».

“Solo stipendi adeguati possono fermare l’emorragia”

La ricetta del sindacato è chiara: investire sulle persone che già operano nella sanità pubblica.

«Se davvero si vuole affrontare l’emergenza – conclude De Palma – bisogna garantire condizioni di lavoro dignitose, stipendi adeguati e prospettive di crescita reale agli infermieri italiani. Solo così potremo fermare l’emorragia di professionisti e ridare ossigeno al sistema sanitario. Le campagne di reclutamento all’estero rischiano di essere solo fumo negli occhi».