Novara, l’arresto del magnate russo Bobrov scuote le colline tra Sizzano e Ghemme

Gli interessi del magnate russo in Piemonte si estendono anche al Verbano, dove la famiglia possiede tre ville d’epoca all’Alpino di Gignese (foto d'archivio)

NOVARA – Una vicenda internazionale che ha fatto rumore anche nel Novarese: è quella che vede protagonista Alexander Bobrov, imprenditore russo attivo nel settore dell’energia e residente anche sul Lago Maggiore, arrestato a Mosca con l’accusa di truffa e corruzione. Le autorità russe gli contestano il trasferimento illecito all’estero di circa 12 miliardi di rubli, equivalenti a oltre 140 milioni di dollari. L’uomo, comparso in manette nei servizi dei telegiornali russi e dietro le sbarre in tribunale, ha respinto le accuse.

Il suo nome è legato anche al Piemonte e, in particolare, alla cantina “La Piemontina”, gestita dalla moglie Lyudmila Bobrova e situata tra Sizzano e Ghemme, con una tenuta di oltre 80 ettari. La struttura è nota per la produzione vinicola ma anche per essere una location esclusiva molto apprezzata per eventi di alto profilo: 7.500 metri quadrati su tre livelli, con la possibilità di ospitare fino a 1.500 persone.

Nonostante la risonanza della vicenda, dalle amministrazioni locali non sono emerse criticità legate alle attività italiane della famiglia Bobrov, che continuano a operare regolarmente.

Gli interessi del magnate russo in Piemonte si estendono anche al Verbano, dove la famiglia possiede tre ville d’epoca all’Alpino di Gignese e, dal 2020, anche lo storico albergo Fiorente, acquistato da una società a loro riconducibile lungo la strada del Mottarone. Per ora, i riflessi giudiziari sembrano restare confinati in Russia, ma l’attenzione resta alta anche sul versante italiano.