Class action dei frontalieri contro tasse e disparità fiscali: tre istanze per tutelare i lavoratori italiani in Svizzera

Ufis contesta la tassa sanità retroattiva, il ricalcolo della Naspi e le differenze tra vecchi e nuovi frontalieri

VARESE – L’Ufis – Unione Frontalieri Italiani in Svizzera ha annunciato l’avvio di una class action coordinata su tre istanze per difendere i diritti dei lavoratori frontalieri, contestando l’applicazione ritenuta incoerente e discriminatoria del nuovo accordo bilaterale tra Italia e Svizzera. L’iniziativa punta a correggere pratiche fiscali e previdenziali considerate lesive dei principi costituzionali e delle norme europee.

«Questa iniziativa nasce per contrastare tre gravi ingiustizie che colpiscono migliaia di famiglie», spiega Lisa Molteni, presidente di Ufis. «Si tratta di un passo concreto per ristabilire equità e rispetto dei diritti dei lavoratori che ogni giorno rappresentano un pilastro dell’economia del Nord».

Tassa sanità retroattiva

La prima istanza riguarda il contributo sanitario aggiuntivo di circa 130 euro mensili richiesto retroattivamente ai vecchi frontalieri. Secondo Ufis, l’imposizione è priva di base legale e viola l’articolo 23 della Costituzione, che vieta prestazioni patrimoniali senza legge formale. Inoltre, la misura contrasta con gli accordi bilaterali e i principi europei di non doppia imposizione, configurandosi come un secondo prelievo per una copertura sanitaria già garantita in Svizzera.

Naspi: calcolo penalizzante per chi ha lavorato in Svizzera

La seconda istanza riguarda l’indennità di disoccupazione Naspi. L’Inps calcola il beneficio limitandolo al tetto massimo italiano anziché considerare lo stipendio reale percepito in Svizzera, come previsto dagli accordi e dal diritto europeo. Secondo Ufis, questa modalità genera disparità di trattamento, violando gli articoli 3 e 36 della Costituzione.

Acconti Irpef e disparità tra vecchi e nuovi frontalieri

La terza istanza contesta l’anticipo Irpef richiesto ai nuovi frontalieri senza il riconoscimento immediato del credito d’imposta per le tasse già pagate in Svizzera. La pratica comporterebbe un doppio prelievo fiscale e una discriminazione tra lavoratori in condizioni analoghe, violando i principi di equità e proporzionalità sanciti dalla Costituzione e dagli accordi bilaterali.

Un quadro normativo incerto e iniquo

Ufis sottolinea che le tre azioni sono strettamente connesse e mirano a sollecitare una revisione dell’accordo bilaterale, che ha introdotto incertezze e disuguaglianze. L’associazione invita tutti i frontalieri interessati ad aderire alla class action tramite il portale ufficiale www.ufis.it, per sostenere le istanze collettive e chiedere giustizia fiscale e previdenziale.