MILANO – La Lombardia compie un nuovo passo avanti nella prevenzione delle morti improvvise da arresto cardiaco, aggiornando le linee guida per l’uso dei defibrillatori automatici e semiautomatici esterni (DAE) e investendo nella diffusione capillare di questi dispositivi sul territorio.
Secondo i dati forniti da AREU (Agenzia Regionale Emergenza Urgenza), sono oltre 22.000 i defibrillatori censiti in regione, distribuiti tra scuole, impianti sportivi, centri commerciali e luoghi pubblici ad alta frequentazione. In provincia di Varese se ne contano 1.837, dato che colloca il territorio al quarto posto in Lombardia dopo Milano, Brescia e Bergamo.
La delibera, proposta dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso e approvata dalla Giunta regionale, punta a rafforzare la cosiddetta “catena della sopravvivenza”, garantendo un intervento rapido e mirato in caso di arresto cardiaco. «Ogni minuto conta – ha ricordato Bertolaso –. Le manovre di rianimazione e l’uso del defibrillatore possono salvare una vita. È fondamentale che sempre più cittadini siano in grado di agire prima dell’arrivo dei soccorsi.»
Ogni anno in Italia circa 60.000 persone muoiono per arresto cardiaco improvviso. Le statistiche mostrano che ogni minuto di ritardo nell’intervento riduce le possibilità di sopravvivenza del 4-6%.
Sul fronte della formazione, la Lombardia può contare su una rete solida: 3.950 istruttori BLSD attivi (di cui circa 3.000 formati da AREU), oltre 440.000 cittadini formati dal 2016, e 475.000 operatori laici certificati.
Con quasi 1.900 DAE accessibili e una costante attenzione alla formazione, la provincia di Varese si conferma tra le più pronte a intervenire in caso di emergenza, a testimonianza di un impegno concreto per la tutela della salute pubblica.













