Antonella Tripano, 49 anni, residente a Busto Arsizio, è una pendolare non vedente che ogni giorno si sposta in treno per lavoro. Per farlo ha bisogno dell’assistenza prevista dalle ferrovie, ma troppo spesso, il servizio non funziona come dovrebbe. Capita che venga lasciata sola sulla banchina della stazione FNM ad attendere un addetto che non arriva, sia al mattino presto sia alla sera, quando è già buio.
«La situazione sta peggiorando e inizio ad avere paura», racconta. Deve prenotare l’assistenza con tre giorni di anticipo, come da regolamento Trenord, ma non sempre qualcuno si presenta. L’episodio più grave risale a pochi giorni fa: «La persona incaricata non c’era e sono rimasta ferma sul binario. Ho sentito un uomo avvicinarsi e dirmi: “Ti accompagno io”, mettendomi le mani addosso».
Percepito il pericolo, Antonella ha bussato con forza al vagone ancora in sosta. Il capotreno ha sentito il rumore, è intervenuto e ha deciso di restare con lei finché non arrivasse l’assistenza: «Gli devo molto, ha evitato che accadesse il peggio».
Non mancano tuttavia le note positive: tra gli addetti c’è anche chi svolge il proprio lavoro con grande cura. «Il signor Nunzio è un vero angelo custode, raccontano le persone con disabilità che usufruiscono del servizio, sempre puntuale e disponibile».
Purtroppo non tutti operano con la stessa attenzione: «Da qualche tempo succede che alcuni non si presentino neppure al mattino. Dobbiamo chiamare l’assistenza di Saronno, che interviene subito, ma nel frattempo perdiamo il treno».
La testimonianza di Antonella mette in luce le difficoltà quotidiane che molte persone con disabilità affrontano facendo affidamento su un servizio essenziale, che però ,troppo spesso, non garantisce la sicurezza né la puntualità necessarie.













