Secondo il Codacons, numerose compagnie aeree adotterebbero una pratica scorretta: indicare sui biglietti una durata del volo più lunga rispetto a quella effettiva, così da ridurre il rischio di dover corrispondere indennizzi ai passeggeri in caso di ritardo. Un comportamento che l’associazione dei consumatori definisce lesivo dei diritti degli utenti e che l’ha spinta a presentare un esposto formale all’Autorità Antitrust e all’Enac, chiedendo l’apertura di un’istruttoria.
Al centro della segnalazione c’è il cosiddetto “padding”, ossia l’allungamento artificiale dei tempi di volo già in fase di vendita del biglietto. In questo modo, l’orario di arrivo “ufficiale” risulta più tardo di quello normalmente registrato nella pratica operativa, rendendo più difficile il superamento delle soglie temporali che fanno scattare il diritto al risarcimento previsto dalla normativa europea.
Le differenze rilevate dal Codacons sarebbero tutt’altro che marginali: fino a 70 minuti sulle tratte intercontinentali, 40-45 minuti su quelle di medio raggio e circa 20 minuti sui voli più brevi. Alcuni esempi citati nell’esposto parlano chiaro: il volo Milano Malpensa–New York viene indicato con una durata di 9 ore e 15 minuti, ma impiega in media 39 minuti in meno; il Roma–Buenos Aires è dichiarato di 14 ore, ma si conclude dopo circa 13 ore e 10 minuti. Scostamenti analoghi riguardano anche rotte europee come Roma–Istanbul, Venezia–Amsterdam, Milano–Atene e Fiumicino–Madrid.
Per l’associazione dei consumatori si tratta di «condotte idonee a comprimere i diritti dei passeggeri e ad alterare il corretto equilibrio tra vettori e utenti finali», in potenziale contrasto con la normativa europea e nazionale a tutela del consumatore. La durata del volo e l’orario di arrivo, sottolinea il Codacons, rappresentano informazioni essenziali del contratto di trasporto aereo, fondamentali sia per le scelte economiche del passeggero sia per l’esercizio dei diritti connessi al viaggio.
Indicazioni non corrispondenti alla reale durata del volo potrebbero dunque configurare una pratica commerciale ingannevole, quantomeno per modalità di presentazione delle informazioni o per omissione di dati rilevanti. Il rischio, conclude il Codacons, è quello di indurre i viaggiatori a una percezione distorta del servizio acquistato, con un ingiustificato sacrificio delle tutele previste dalla legge.













