Morte sospetta al Circolo Cinque medici a giudizio

VARESE Sono accusati di aver provocato la morte di un’anziana paziente, spirata a causa di una grave infezione dopo aver subito due operazioni chirurgiche.
Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Fazio ha rinviato a giudizio Carlo Iannuzzi, Enrico Guffanti, Claudio Postiglione ed Eugenio Cocozza, chirurghi dell’ospedale di Circolo. Un altro medico, Antonella Botter, ha invece chiesto e ottenuto di poter essere giudicata con rito abbreviato.
Secondo la pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Luca Petrucci,

i medici sarebbero responsabili di gravi negligenze. Gli avvocati difensori, al contrario, sono certi che il processo dimostrerà l’innocenza dei loro assistiti, che avrebbero sempre agito secondo scienza e coscienza.I fatti contestati risalgono all’ottobre 2005. La vittima accusava forti dolori all’addome. In ospedale i gastroenterologi le diagnosticarono, correttamente, una calcolosi della colecisti; segnalarono inoltre calcoli anche nel coledoco. Si tentò di asportare i calcoli con un intervento in endoscopia, ma non fu possibile ottenere un risultato definitivo.
Trasportata in chirurgia, la donna venne allora operata. Secondo l’accusa, i medici avrebbero sottovalutato il problema, intervenendo solo sulla cistifellea. Rimandata a casa per il normale decorso, la signora tornò al pronto soccorso del Circolo accusando ancora fitte lancinanti. Gli esami rivelarono una grave infezione. La signora venne operata una seconda volta, da un’altra equipe. Ma purtroppo l’intervento non servì a salvarle la vita: morì qualche settimana dopo nonostante le cure.
Secondo la pubblica accusa, anche la seconda operazione venne condotta in modo non corretto. Nel mirino ci sono soprattutto i punti applicati: non avrebbero retto, causando una micidiale fuoriuscita di bile e di materiale infetto nella cavità addominale. Sarà tuttavia il tribunale a stabilire se il comportamento dei medici sia stato corretto oppure no.
Diversa la posizione della Botter, che andrà davanti al gup: lei è il medico che ha fatto firmare il consenso informato alla donna. In questo caso, sempre secondo l’accusa, la vittima non sarebbe stata correttamente messa a parte del tipo di intervento al quale sarebbe stata sottoposta.
Oltre che sul fronte penale, la vicenda è trattata anche in sede civile, dove la famiglia della donna ha chiesto un risarcimento per quanto patito.
Enrico Romanò

e.marletta

© riproduzione riservata