VARESE Il sindacato deve cambiare per rinnovarsi di fronte a una crisi profonda che non demorde e ai lavoratori in difficoltà che attendono risposte concrete. È il monito lanciato da Marco Molteni, alle Ville Ponti di Varese, nel giorno dell’addio alla segreteria provinciale della Uil.
Dopo il primo giorno di congresso, conclusosi con l’intervento del segretario regionale Walter Galbusera, oggi la Uil di Varese eleggerà il nuovo segretario provinciale, carica da ben 21 anni ricoperta da Molteni,
anche membro di giunta della Camera di commercio, ma soprattutto figura molto stimata nel mondo economico e sociale varesino. Come ha sottolineato lo stesso presidente della Camera di Commercio Bruno Amoroso, che in apertura ha voluto porgere i suoi auguri al prossimo segretario, ringraziando «con affetto, un sindacalista moderno e un amico come Marco Molteni».
Un addio frutto di «una decisione ponderata, serena, presa senza condizionamenti e per questo libera e determinata» ha detto Molteni nella sua lettera aperta indirizzata al segretario nazionale Luigi Angeletti. «Ho maturato la decisione di lasciare l’incarico dopo molti anni, mantenendo il mio contributo nel dibattito e nella costruzione del futuro della Uil di Varese» ha spiegato nell’appassionata relazione, in cui ha espresso la sua consapevolezza che oggi «sia passata una stagione e il sindacato deve fare un salto di qualità confrontandosi con i cambiamenti sociali ed economici, con riferimenti politici e istituzionali molto diversi». «Che sindacato uscirà da questa crisi profonda? – ha proseguito Molteni – Pensiamo a un soggetto che, pur non rifiutando il conflitto, che è naturale nei processi democratici, chiuda con l’idea dell’antagonismo pregiudiziale e sia in grado di proporre in termini concreti l’idea di giustizia sociale». Ecco, quindi, la domanda provocatoria, posta in occasione del suo sesto congresso: «Il sindacato, così com’è oggi, è ancora utile a un mondo del lavoro così profondamente colpito nei suoi livelli occupazionali? O ancora meglio: è sufficiente dare risposte solo difensive e tradizionali a quanto sta avvenendo con strumenti vecchi, tutti tesi a una politica di protezione sociale meno universale?».
Piero Orlando
s.bartolini
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