COCQUIO TREVISAGO La psicologia non è una scienza esatta, ma spesso aiuta a capire la realtà, molto di più di una fredda sequela di fatti e cifre. Applicata ad un’indagine, permette di cogliere aspetti nascosti, addirittura di fornire nuovi indizi di colpevolezza. È quanto sta accadendo per il delitto di Coquio Trevisago: c’è un aspetto del tutto inedito in questa vicenda, destinato però a lievitare nell’ambito del quadro indiziario che la procura sta costruendo attorno alla figura di Giuseppe Piccolomo.
È la sua passione per l’azzardo, il lotto in particolare, che lo ha condotto addirittura a puntare i numeri di Carla Molinari. La giocata, che è stata recuperata dagli uomini della Squadra mobile, comprende la data di nascita della povera donna, ed è ora oggetto di una dettagliata annotazione trasmessa alla Procura.
È un tipo superstizioso Pippo Piccolomo, e da brav’uomo del sud è pure un attento seguace della smorfia napoletana. Crede cioè che ad ogni aspetto della nostra vita quotidiana corrisponda un determinato numero. Non numeri qualsiasi, ma numeri da giocare al lotto, coi quali cercare la fortuna, tentare l’azzardo, trovare la svolta nella propria vita. Lo faceva spesso, lo aveva già fatto, in occasione di un evento drammatico della sua vita, la morte della prima moglie, Marisa Maldera, avvenuta nel 2003 in un incidente stradale per il quale era stato in un primo tempo incriminato per omicidio volontario, per finire poi per patteggiare 16 mesi per omicidio colposo.
Lo hanno rivelato agli investigatori i parenti: «Diceva che si era liberato di un peso nella sua vita, e che gli avrebbe portato fortuna puntare i numeri della moglie al lotto» hanno riferito. Lo ha rifatto con Carla Molinari: la giocata, recuperata nella sua abitazione di Ispra, è ora al vaglio del pm Luca Petrucci, e potrebbe costituire un nuovo pesante indizio contro Giuseppe Piccolomo.
Franco Tonghini
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