VARESE «Magazin cu bunatati romanesti». Traduzione: negozio di bontà rumene. È la nuova attività che, tra due settimane, aprirà in via Magenta. Sarà il classico negozio di alimentari di Bucarest, dove si trovano prodotti tipici rumeni e dei Balcani. Sugli scaffali ci saranno cibi in scatola, sottaceti, biscotti, bevande e vini. «La maggior parte dei clienti saranno rumeni, ma speriamo di attirare tutti i consumatori» spiega Ioan Tavic, responsabile commerciale della società Tavic snc che ha sede a Torino. «Non vogliamo competere con la cucina italiana, ma portare un po’ di sapori di casa ai nostri connazionali emigrati in Italia». L’alimentari rumeno confina con uno shop cinese, dove si trovano accessori, tessuti, bigiotteria, borse, portaombrelli, tende e tutto quanto serve per la casa. «Siamo aperti da 4 giorni» dice Zhu Lihou, che si fa chiamare Giulio: «A dispetto di quanto si possa pensare, tante delle nostri merci sono italiane. Abbiamo i prezzi più bassi perché non teniamo marchi e firme. So che questa non è una zona facile per il commercio. Non ci sono parcheggi e c’è poco passaggio a piedi. Ma penso che non si debba far morire un rione. Il negozio, proprio per questo motivo, si chiamerà “nuova Magenta”». Il chinese-shop ha preso il posto del bazar etnico che c’era prima che si
è trasferito in via Piave, insieme a call-center e altri multiethnic-store. È triste constatare che, proprio la porta d’ingresso in città per chi viene dall’autostrada, si sta trasformando in una zona di periferia, dove si passa solo in auto. Molti negozi, non a caso, si sono trasferiti altrove, come il sexy-shop all’angolo di via Sant’Imerio. Altre attività stanno chiudendo. Come il Vanity Caffè che sta per abbassare nuovamente le saracinesche dopo 5 gestioni diverse: «Ci abbiamo provato, ma è stata una fregatura – spiega Mauro Depetris – Non ci sono i clienti. Qui possono sopravvivere solo gli uffici». Anche la storica pizzeria Peter Pan non se la passa bene. «Gli stranieri sono gli unici che si fidano a investire in questa zona» spiega Massimo Degli Abbati, titolare dello storico gommista, un’attività fortunata considerando che i clienti vi devono entrare in auto e non hanno il problema del parcheggio. «Capisco che bisogna punire la sosta selvaggia, ma sembra che qui ci sia un vero e proprio accanimento. Le multe vengono date anche a chi accosta un attimo per bere un caffè. Con tutta questa severità stanno facendo morire le poche attività economiche rimaste. Solo gli stranieri provano ad investire: sono gli unici che hanno ancora fiducia e che pensano che le cose possano cambiare». Adriana Morlacchi
s.bartolini
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