Sciopero della fame per Piccolomo “Mi vietano di telefonare a mia moglie”

COCQUIO TREVISAGO Giuseppe Piccolomo non mangia. Il presunto assassino di Carla Molinari ha iniziato lo sciopero della fame. Motivo: la direzione del carcere di Monza, dove il 58enne di Ispra è detenuto, non gli consente di telefonare alla moglie in Marocco. Eppure le chiamate erano state autorizzate sia dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Fazio, sia dal sostituto procuratore Luca Petrucci, ovvero colui che rappresenta la pubblica accusa.
Lo scorso 16 aprile gip e pm avevano concesso a Piccolomo di mettersi in contatto con la donna dalla quale ha avuto due figli: una bimba di quattro anni e un bimbo di due.

Le sue chiamate, è questo l’accordo, sarebbero state ascoltate e registrate. E, ovviamente, sarebbero state effettuate a sue spese.
Ma nonostante il duplice nulla osta, finora il carcere di Monza si è opposto a qualsiasi comunicazione. Da qui la decisione di Piccolomo di far valere quello che lui ritiene essere un suo diritto attraverso una forma di protesta non violenta: lo sciopero della fame. A denunciare lo stato in cui si trova Piccolomo è uno dei suoi avvocati, la varesina Simona Bettiati (l’altro è il gallaratese Giovanni Pignataro). «Non lo fanno chiamare – conferma l’avvocato – stamattina (ieri, ndr) ho depositato a Milano una segnalazione con la quale sollecito l’intervento del magistrato di sorveglianza. Secondo la direzione del carcere la documentazione (necessaria per poter effettuare le telefonate, ndr) sarebbe incompleta. Ma non è così. E comunque ci sono le autorizzazioni del gip e del pm».
Intanto, in Marocco, la 36enne Talhi Zineb attende invano di poter parlare con il marito. «E’ da mercoledì scorso che sto attaccata al telefono per non perdere la chiamata – racconta – e con me c’è mia figlia. Piange e mi chiede: “Dov’è papa?”». Talhi Zineb è ospite dei genitori. Cerca di tenersi informata sulla situazione in cui versa il marito telefonando agli avvocati, ai fratelli e sorelle di lui. Oppure leggendo le rassegne stampa su internet. «L’Italia è davvero un paese democratico? – domanda – perché allora a una moglie viene impedito di parlare con il marito? Perché non posso nemmeno tornare nella mia casa?». La villetta di Ispra dove Piccolomo abitava con la famiglia è ancora infatti sotto sequestro giudiziario. Tahli Zineb crede fermamente nell’innocenza del marito. «Lui è un uomo buono – giura – non sarebbe capace di uccidere nemmeno un pollo, figuriamoci una donna».

b.melazzini

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