VIGGIU’ La perizia psichiatrica che alleggerisce la posizione di Claudio Baldan, in carcere dal 3 aprile dello scorso anno, reo confesso dell’omicidio dell’ex amico e vicino di casa Paolo Grilli, è stata oggetto di una approfondita disamina da parte del giudice Giuseppe Fazio, e del legale di parte civile, avvocato Stefano Bruno.
Udienza fondamentale, quella di ieri mattina, per la formazione del convincimento del giudice, in vista di quella conclusiva del 17 giugno, per quando è prevista anche la sentenza. L’ipotesi di accusa, sostenuta dal pm Massimo Politi, è di omicidio volontario premeditato: una fattispecie per la quale il codice prevede una pena massima di trent’anni, pur con lo sconto dovuto alla scelta del rito abbreviato. Ma se, come ipotizza la perizia, fosse provata la «semi incapacità di intendere e volere» di Baldan nel momento in cui sferrava la coltellata mortale, per lui il discorso cambierebbe radicalmente: perché significherebbe il venir meno dell’aggravante, con un consistente taglio della pena di un terzo. Si partirebbe da vent’anni, insomma, senza considerare che potrebbero essere invocate anche le attenuanti generiche, che danno diritto ad un ulteriore sconto di pena di un terzo.
Per questa ragione il perito, Emma Luciani, ha dovuto rispondere a numerose domande che le sono state rivolte dal giudice e dall’avvocato Bruno (e dal perito di parte Alberto Mascetti). In misura minore dal difensore dell’imputato, avvocato Corrado Viazzo, al quale le conclusioni a cui è giunto il perito stanno bene. Nessuna domanda invece dal parte del pm. «Ci sono molti aspetti da chiarire di questa perizia, perché essa esclude a priori che l’imputato possa avere mentito al medico – ha dichiarato l’avvocato Bruno – E peraltro gli atti processuali sono in contraddizione con le conclusioni a cui essa giunge». Ma non vi saranno supplementi di indagine: il giudice Fazio ha rinviato al 17 giugno per le conclusioni e la sentenza.
f.tonghini
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