CASSANO MAGNAGO «Sono porci questi Romani»: le parole di Umberto Bossi potrebbero non aver offeso soltanto chi vive nella capitale. Con la sua colorita espressione il ministro delle Riforme ha infatti unito in una sorta di gemellaggio le sponde del Tevere con la sua Cassano Magnago, la città in cui il Senatur è nato e cresciuto: i concittadini del leader leghista si sono così trovati, di punto in bianco, imparentati con la tanto disprezzata «Roma ladrona».Sì, perché l’appellativo usato dal leader leghista per apostrofare i figli della Lupa non è molto diverso da quello attribuito dalla tradizione popolare proprio ai cassanesi, che ormai dalla notte dei tempi possono vantare nientemeno che il nobile soprannome di «purscelitt». Il nomignolo pronunciato nel dialetto locale, tanto caro al popolo padano, deriva dalla leggenda relativa alla visita di Teodolinda, regina dei Longobardi tra il VI e il VII secolo, a Cassano Magnago, dove avrebbe trovato ad accoglierla tanti maialini. Impietosita dalla miseria del luogo, la sovrana avrebbe quindi donato la sua corona a favore dei poveri della cittadina. Il racconto, tramandato oralmente, trova un fondamento nell’esistenza, documentata ancora nell’Ottocento, della cosiddetta «Elemosina della Corona», un beneficio la cui rendita era legata alla distruzione di
un pane di mistura agli abitanti della parrocchia di San Giulio.Si tratta, fra l’altro, di una tradizione risvegliata proprio di recente dalla Pro Loco, che oltre ad aver creato dei biscotti tipici a forma di maialino, in occasione dello scorso carnevale ha portato per le strade cassanesi proprio le maschere della regina Teodolinda, affiancata dal marito Agilulfo e circondata dai «purscelitt da Casan». Non è forse un caso, allora, se Umberto Bossi ha lanciato la sua invettiva contro i «porci» della capitale proprio da Monza, la città che tanto deve a Teodolinda e che custodisce la corona ferrea fatta forgiare dalla sovrana.Può darsi quindi che il ministro, oltre a pretendere l’esclusiva del Gran Premio d’Italia per il circuito monzese, abbia voluto richiamare il legame che unisce la sua Cassano Magnago, dove da 17 anni governa il Carroccio, alle radici longobarde: radici che, insieme a quelle celtiche, tanto stanno a cuore ai «lumbard». Proprio in forza di questa storia i cassanesi sono più che decisi a tutelare il “copyright” del loro soprannome, che non intendono certo farsi rubare dai romani. Per fortuna, il dialetto locale rende unico e inimitabile questo appellativo: i raffinati «purscelitt» non saranno mai dei «porci».Luca Girardi
s.bartolini
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