VARESE «Mai più su quella strada, ma in noi non c’è rabbia». A un anno dal tragico incidente all’ingresso dell’A8 che segnò la morte per Luca Vilardi, Paolo Dal Fior ed Andrea Minonzio il dolore per familiari e amici è ancora vivo. Tre vite spezzate in una sera d’estate da trascorrere con gli amici. La Fiat Punto bianca guidata da Luca Vilardi urta il new jersey, quasi cinquecento metri dopo l’ingresso in autostrada. Quindi si ribalta,
e procede per un centinaio di metri strisciando sul tetto; verso le 21.40, arriva la Mitsubishi Grandis condotta da Giancarlo Trabucchi, che trascina la Punto e la vita dei tre ventenni per altri 200 metri.
Oggi alle 10 nella basilica di San Vittore la messa in suffragio sarà celebrata, come un anno fa, da don Paolo Fumagalli.
«Non ho più percorso quella strada da quella sera. La conosco centimetro per centimetro. So quale sarà la luce alle 21.40 di questa sera, l’intensità, la visibilità, ma non sono più passato di lì e non so se mai lo rifarò. Mi basta avvicinarmi per provare una forte emozione: non riesco a farla». È Antonio Vilardi a ricordare quella tremenda sera di un anno fa quando il suo Luca, il più grande dei suoi quattro figli, ha imboccato quella strada senza farvi più ritorno. Non è convinto che occorra intervenire in quel tratto di strada per renderlo meno pericoloso. «Tutte le strade sono pericolose, ovunque. Il pericolo c’è in ogni situazione quando non si usano le dovute attenzioni, quando si fa di tutto tranne che guidare. Quella strada è uguale a qualsiasi altra strada del mondo, non cambia nulla. Sono le persone che cambiano le cose».
E ora attende senza clamori che la giustizia faccia il suo corso: «Aspettiamo senza giudizi affrettati. Abbiamo fiducia». E intanto la vita va avanti, ma non è più la stessa da quando Luca, Paolo ed Andrea se ne sono andati. «La mia vita è cambiata totalmente. Ritorno sempre con gli stessi pensieri, ma sono sicuro che da quel momento per noi come per le famiglie coinvolte e gli amici la vita sia su di un altro livello. Vedi le cose in modo diverso. Vedi tante cose che prima ti passavano davanti e non le afferravi perché non ti fermavi a pensare. Tutto è su un’altra dimensione, anche il vivere quotidiano».
Per Ida, la mamma di Luca, in questi 12 mesi sono stati di grande conforto gli amici, i familiari, ma anche la gente comune: «Chi ci è stato vicino allora lo è ancora oggi. Lo sono gli amici, la comunità di San Vittore, ma anche le persone comuni che ancora oggi mi riconoscono per strada e scambiano parole di conforto. Il dolore è stato grande per tutti e lo condividiamo molto, in particolare con i genitori di Paolo ed Andrea. Cerchiamo di stare insieme per condividere e un po’ lenire il dolore».
Anche per Claudia Dal Fior, la sorella di Paolo, è molto importante il conforto degli amici, ma anche il grande legame con le famiglie di Luca ed Andrea: «I legami più forti sono cresciuti in questo anno e sono nati anche bellissimi rapporti con i Vilardi e i Minonzio: le nostre case praticamente si sono fuse». Non c’è rabbia nel ricordo di quel lunedì sera per Claudia, ma un desiderio di capire: «Sono stata in tribunale e ci sarò, per quanto possibile, alle prossime udienze. Ho voglia di capire, di seguire la vicenda, anche se non mi cambia la vita, non mi riporta mio fratello. Non sono mai stata arrabbiata e non mi è mai interessato di chi fosse colpa. Ho sempre cercato di capire come andare avanti e cosa ricavare da questa cosa. E un frutto potrebbe nascere a breve con una onlus per fare qualcosa di concreto nel ricordo dei tre ragazzi, ma ancora non ne sono stati definiti i termini».
Elena Botter
e.marletta
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