Varese, torna il gambero killer Ora risale pure i torrenti

VARESE Vi ricordate il gambero killer? È grande, grosso e appetitoso, una volta in padella, ma, ahinoi, è troppo espansivo. E infatti ha invaso non solo il lago, ma anche i corsi d’acqua che vi si immettono e che sono i pochi a conservare ancora qualche spazio per i nostri gamberetti autoctoni, piccoli, grigiastri e più delicati del colosso americano. Che è tanto più grosso e più forte da aver invaso senza resistenza alcuna anche le tane degli altri. Così, appropriandosene non troppo lecitamente, è successo che a due anni di distanza dalla prima pagina di giornale che si è conquistato, è riuscito a trovarsi in condizioni proverbiali per riprodursi e diffondersi un po’ ovunque: basta che ci sia dell’acqua a portata si mano. Anzi, di chele.

Il risultato? Fiumi di gamberi grossi e rossi: ecco quello che senza andare troppo a cercare si può trovare senza affannarsi nella ricerca in quasi tutti i corsi d’acqua che si immettono nel lago varesino. In un paio di punti in particolare, tra l’altro proprio nel comune di Varese, si sono concentrati in numero impressionante. È una zona a ridosso del Volo a Vela, dove c’è il ponticello appena rifatto dal Comune: lì a distanza ravvicinata (saranno una ventina di metri) scendono due fiumiciattoli che attraversano la provinciale e poi la ciclabile. Si erano concentrati lì tre settimane fa, verso la fine di luglio. «Bastava affacciarsi dal parapetto per vederne in quantità industriali» racconta Silvana Cané, una signora di Bizzozero che ci passa spesso in bicicletta e che li ha notati. «Sicuramente ce n’erano diverse decine. Li avevo già visti in giro, ma non avrei immaginato che fossimo a quel livello. Mi sembrava impossibile», racconta. L’idea di portarseli a casa di certo non le dispiaceva: «Non stavo più nella pelle e pensavo già a una cena con gli amici. Poi ho pensato di farne analizzare almeno uno per sicurezza ma non ho trovato nessuno che fosse in grado di farlo, però sono stata messa in guardia»: meglio evitare di mangiarseli per il rischio di trovarsi in corpo un buona dose di metalli pesanti di cui il lago è pieno.

«Mi sono informata anche su questi gamberi americani, scoprendo che è una specie molto invasiva e che non è naturale trovarne così tanti insieme. A quel punto ho chiamato la Provincia per fare la segnalazione ma sono passate tre settimane e non ho ancora avuto notizie». A dire il vero però i gamberi della Louisiana (così si chiamano) non sono più concentrati lì. In un canale sembrano spariti del tutto, mentre nell’altro, inspiegabilmente, sono rimaste un mucchio di chele. Niente testa, niente gusci, cosa che solitamente viene scartata dai volatili che ne vanno ghiotti.

Che sia iniziato un piano di abbattimento? «Assolutamente no», replica l’assessore provinciale Bruno Specchiarelli. «Siamo ben coscienti del problema e sappiamo che sono invasivi, ma non si interviene nemmeno su segnalazione se non creano danni veri e propri». E loro in effetti non ne hanno provocati. Nemmeno al gambero autoctono? «No, se ne sono andati da anni risalendo i fiumi dove l’acqua è più limpida. Sappiamo dove sono, ma naturalmente ci guardiamo bene dal dirlo. Per il fritto misto ci sono quelli rossi, e anzi, invitiamo tutti a farsene una scorpacciata».
Francesca Manfredi

e.marletta

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