– A Gallarate è arrivato Babbo Natale. Ma invece di portare doni ai bambini buoni, chiede l’elemosina ai loro genitori. Succede in via Bonomi, di fronte all’ingresso del poliambulatorio dell’ospedale Sant’Antonio Abate.
Pantaloni e giubba rossa, il cappello d’ordinanza, ha anche una finta barba bianca: dietro alla maschera del personaggio più amato dai bambini si nasconde però una donna, una delle tante questuanti che negli ultimi anni hanno affollato le vie della città dei Due Galli.
E che sembrava aver avuto un’idea innovativa per chiedere l’elemosina alle tante persone che ogni giorno frequentano la struttura sanitaria. Un abbigliamento in linea con la stagione, che però qualche dubbio lo lascia: una persona che chiede la carità per mangiare, dove trova i soldi per “investire” nell’acquisto di un costume da Santa Claus? Non sarà, invece, che dietro c’è una vera e propria organizzazione? «Magari non si tratta di quei poveretti in prima linea, che vengono buttati in mezzo alla strada, ma abbiamo visto dalle cronache che ci sono delle realtà che fatturano milioni di euro l’anno», ragiona il capogruppo della Lega Nord . «Organizzazioni gestite da rumeni che sfruttano queste persone, che vengono trattate peggio dei cani se non riescono a raccogliere una cifra minima ogni giorno: dietro a questi soggetti che cercano di impietosire la gente, c’è un mondo di sfruttamento», prosegue.
«Abbiamo visto queste realtà nelle grandi città», aggiunge il padano, «e ora sono sbarcati a Gallarate. E utilizzano questi stratagemmi». Come appunto vestirsi da Babbo Natale per chiedere la carità sotto le feste. Per questo Bonicalzi invita i gallaratesi a non cadere nella trappola.
«È meglio non dare l’euro a queste persone, più le si foraggia, più verranno mandate. E se nessuno facesse loro la carità, non sarebbero più sfruttate». Se la questione è quella di voler fare beneficenza, «ci sono tanti altri canali». L’appello del padano rischia però di rimanere inascoltato, almeno a giudicare dal numero di questuanti che, negli ultimi anni, ha preso a frequentare la città. «Bisognerebbe che le forze dell’ordine indagassero, per risalire la filiera». L’esponente dell’opposizione riconosce che, dall’insediamento del nuovo comandante della Polizia locale , «un’azione dissuasiva, tutto sommato, è stata fatta. Il problema è che vengono cacciati e ritornano».
Nonostante questo, l’invito è di insistere: «se si continua a mandarli via, alla fine cambieranno città. Del resto, se sono arrivati a Gallarate è perché altri comandi li hanno allontanati».